Il 60 per cento dei voti. E’ la soglia sotto la quale, tanto vale non provarci neppure, a governare. Questo, in sintesi, il D’Alema-pensiero espresso dall’ex presidente dei Ds in un’intervista concessa al Corriere della Sera, ieri. Un obiettivo ambizioso. Irrealizzabile senza il sostegno del centro. O degli industriali. Nell’intervista, non lo dice. Ma si capisce che il messaggio è chiaro: «D’Alema vuole la Grande coalizione. Considera il fortino berlusconiano parzialmente decrepito e impossibilitato a governare. E invita tutte le forze ad unirsi per uno sforzo comune, ciascuna rinunciando a parte del proprio programma, in cambio della fuoriuscita dalla crisi», spiega, interpellato da ilSussidiario.net, Peppino Caldarola, opinionista ed esperto di questioni politiche. Sta di fatto che il numero uno del Copasir, ultimamente, interviene pubblicamente di rado. Quando lo fa, non è a caso: è perché vuole sortire degli effetti precisi. Come quello di far comprendere, a chi di dovere, «che quella di Vasto (che ritrae Bersani con Vendola e Di Pietro ndr) è un’istantanea ormai sbiadita. E’ convinto che l’unica alleanza in grado di rilanciare l’Italia e uscire dall’impasse sia quella con i moderati e i cattolici». Che, difficilmente, sarà digerita da capi di Sel e Idv. «Sì – replica Caldarola -, ma in un passaggio dell’intervista, D’Alema, di fronte ad una tale obiezione, risponde, in buona sostanza: “anche loro capiranno”». Alla base di tali dichiarazioni, c’è un ragionamento più profondo di quanto non appaia di primo acchito. «D’Alema cita una cifra per indicare una strategia. Il Paese ha bisogno di riforme così radicali che una coalizione, per poterle realizzare, non può avere meno del 60 per cento dei consensi». Tutto ciò non vuol dire che intenda scaricare il segretario, di cui è nota la predilezione per l’alleanza con la sinistra. «L’ex presidente dei Ds, così facendo, sprona Bersani. Il quale, dal canto suo, aveva detto alcuni giorni fa, ad Omnibus, che l’alleanza con Vendola e Di Pietro non gli sarebbe bastata. La differenza tra i due sta nelle priorità. Per il segretario va privilegiata l’alleanza con la sinistra, per D’Alema con il centro».
Resta difficile, tuttavia, immaginarsi la coabitazione tra Di Pietro e Casini, Vendola ed esponenti di Confindustria.
«D’Alema – spiega Caldarola – non indica nel 60 per cento il governo ideale, ma la soluzione a una situazione eccezionale. Si tratta di un governo di emergenza, utile a far uscire il paese dalla crisi. Dopo, ciascuno andrà per sé». Dicevamo che D’Alema esce allo scoperto con scarsa frequenza. Che voglia tornare a fare politica? «Credo che, questa volta, abbia l’obiettivo di presiedere una della due Camere, possibilmente il Senato. Non penso che abbia né voglia né intenzione di fare il premier o il ministro. E’ probabile che si stia ritagliando, per la sua “terza età”, un ruolo da “grande saggio”, da personaggio delle istituzioni cui capiterà, prima o poi, di diventare presidente della Repubblica».
(Paolo Nessi)