Stefano Folli “mastica” politica come il pane quotidiano ed esprime giudizi realistici e ponderati in virtù della scuola di tradizione lezione laica democratica che ha frequentato fin da quando era ragazzo. L’ex direttore del Corriere della Sera, oggi editorialista de Il Sole 24 Ore, ma soprattutto opinion maker apprezzato in tutte le sedi della comunicazione nazionale, resta dapprima quasi stupito di fronte all’evolversi della situazione politica italiana, poi spiega con la sua razionalità quello che ha visto e che sta accadendo.
Folli facciamo un attimo il punto sull’ultimo voto di fiducia? Che che cosa le è sembrato di vedere in quella votazione? «Il voto di fiducia c’è nei numeri. Ma questi numeri tradiscono un’evidente debolezza. La maggioranza di questo governo ha perso ancora dei voti. Andiamo alla sostanza delle cose: in questa votazione, si sono viste fratture e contraddizioni. Alla fine, il voto di fiducia è stato raggiunto per il rotto della cuffia.
Non so se ci ricordiamo quello che si diceva della maggioranza di Romano Prodi nell’ultimo governo, che si reggeva su uno o due voti e che perdeva sempre “pezzi” in Parlamento. Mi sembra che ci stiamo avvicinando a una situazione simile. Insomma, se dovessi giudicare con una metafora il voto di fiducia che ha preso il governo Berlusconi, mi sento di dire che è stato applicato sulla pelle di questa maggioranza di centrodestra un cerotto, niente altro che un cerotto. Credo che quello che ha detto Pier Ferdinando Casini, valutando il voto di fiducia come una “vittoria di Pirro” sia il commento più adatto».



Ma non le pare che la situazione complessiva della politica italiana viva in una situazione surreale? Ci sono problemi che spuntano da tutte le parti e sono problemi di carattere politico ed economico, che si intrecciano. Eppure si va avanti in un modo dove non si coglie il senso di una svolta, di una reale voglia di affrontare i problemi e di operare un cambiamento?



Il problema è che non regge l’impalcatura di questo sistema politico. E in più non c’è uno straccio di alternativa. Basta guardare nella maggioranza quante persone vivano un vero e proprio malessere personale. È evidente che nasce da un malessere politico di fronte a un’agenda che non viene mai rispettata: c’è il ritardo sul decreto per lo sviluppo, si blocca la nomina per Bankitalia. Si continua a rinviare su un elenco di problemi molto lungo. E, ripeto, non c’è uno straccio di alternativa. In questo senso è vero che si viva in una situazione surreale.

L’impressione è che l’inconsistenza dell’opposizione sia ormai speculare alla pochezza della maggioranza. Che ne pensa?



Sono totalmente d’accordo con questa valutazione. È proprio speculare la situazione tra maggioranza e opposizione. Ho ragionato sulla scelta di abbandonare l’Aula da parte dell’opposizione e devo dire che non mi è piaciuta affatto. Al limite, si potrebbe comprendere un atteggiamento – ripeto discutibile – di questo tipo, se facesse parte di una manovra movimentista di una grande opposizione che si muove compatta e cerca di dare la spallata finale alla maggioranza di governo. Il problema è invece che questa decisione, piuttosto spiacevole, viene da un’opposizione che è spaccata al suo interno su tutto. Sono divisi su tutto.

Come giudicare una simile situazione?

Con un aggettivo: impressionante. Alla fine occorre trarre delle conclusioni, una lezione da questa maggioranza frantumata e da questa opposizione costretta a gesti inconsistenti.

Da questa analisi emerge un quadro preoccupante. E i motivi sono sotto gli occhi di tutti. C’è una crisi economica grave, che non si sa bene come si possa risolvere. Questa crisi economica si intreccia con una grave crisi politica in Italia. Che cosa provoca tutto questo?

Quello che tutti possono facilmente notare: un’incertezza terribile. Il Paese non cresce da tempo, la crisi economica incalza e riguarda tutto il mondo, certamente, ma la politica, soprattutto in Italia, si dimostra del tutto inadeguata ad affrontare la situazione che viviamo. In Italia il quadro politico non regge, mentre negli altri Paesi le istituzioni reggono meglio, possono affrontare meglio i problemi.

Perché questo avviene proprio in Italia?

Ma perchè questa benedetta transizione, di cui si è continuato a parlare non è mai finita. Perché questo bipolarismo non regge affatto. Diciamo le cose come stanno: questo bipolarismo non sta in piedi. E le istituzioni che andavano rinnovate in questo infinito tempo di transizione mai conclusa, non sono state affatto rinnovate.
Anche altri Paesi democratici, occidentali devono affrontare gravi problemi di carattere economiche, ma l’impalcatura istituzionale in questi Paesi si vede, regge.

Un’ultima questione, Folli. Ma secondo lei Silvio Berlusconi ha un obiettivo?

Un obiettivo personale. Restare al governo finchè regge. Non so e non credo che si ricandiderà. Al momento deve affrontare una serie di problemi di varia natura, non ultimo quello che sta avvenendo nella Lega Nord, con la ribellione di parte della base e i contrasti che emergono nel gruppo dirigente. Io credo che voglia arrivare alle elezioni, gestendole insieme alla Lega. Non vedo altri obiettivi chiari.

(Gianluigi Da Rold)