Di Pietro e Maroni, per una volta, d’accordo. Il primo, dopo gli scontri di Roma, decine di feriti e milioni di euro di danni, ha invocato una nuova legge Reale, che incrementi le misure repressive per episodi di questo genere. Il secondo, che è ministro dell’Interno, ha detto che la farà. E, oggi, riferirà al Senato in merito, presentando, probabilmente, una sua proposta. «Assurdo! Centrodestra e centrosinistra non si parlano mai, su nulla; ma si ritrovano d’accordo sulla necessità di invocare uno stato di polizia», chiosa, interpellato da ilSussidiario.net Piero Sansonetti, direttore de Gli Altri. L’intenzione dell’ex pm di Mani pulite, in particolare, è quella di emanare norme per «specificare nuove figure di reato, prevedere arresti e fermi obbligatori, istituire riti direttissimi con pene esemplari, aggravare le condanne per i reati già esistenti». Secondo Sansonetti, si tratta di una «pessima idea», indice del fatto, tra le altre cose, che «in Italia si continua a pensare di potere fare politica a prescindere dai principi. In particolare, questo alternarsi tra garantismo e antigarantismo è una vera e propria sciagura».
Il riferimento è alle posizioni d’incoerenza assunte dal governo. «Di Pietro, da diversi anni, è il capofila del legaritarismo e del non garantismo. Ma, sebbene trovo la sua posizione folle – perché è assurdo pensare di tornare ad una legge infausta, con la possibilità di sparare –, rientra nelle sue corde. Si sa come la pensa. Chi è fuoriposto, invece, è il ministro Maroni». Eppure, neanche nel Dna della Lega il garantismo ha mai abbondato. «E’ vero – replica –, nel suo dna c’è sempre stato il forcaiolismo, come anche l’oscillazione. E’ un partito, dichiaratamente oscillante. Che non richiede l’adesione a principi, ma al territorio. Ma – aggiunge – Maroni, in questo momento, è un ministro del governo Berusconi». Governo che ha fatto di liberalismo e garantismo  le sue bandiere. «Perché, quindi, il centrodestra appoggia simili posizioni? Berlusconi non ha forse parlato mille volte dei rischi di uno stato polizia? E non è lui stesso vittima di una cosa ignobile, come la pubblicazione, da parte di Repubblica, di intercettazioni di telefonate private, fatte nel 2009? Perché si pensa che l’arresto preventivo sia diverso dall’intercettazione preventiva?»



Per la verità, Cicchitto e Gasparri, capigruppo del Pdl, rispettivamente, alla Camera e al Senato, hanno smorzato i toni, invitando il Parlamento alla discussione. «Sta di fatto – dice Sansonetti – che non vedo particolare dissenso in merito alla proposta. Tantomeno tra le opposizioni, dato che il garantismo di sinistra è stato “asfaltato”. Temo che si arriverà, effettivamente, all’emanazione di una legge». Il che, secondo  il direttore de Gli Altri, «ci riporterà all’800. In nessun paese del mondo è pensabile una cosa del genere, perché la modernità è de-legiferazione. È folle credere che gli incidenti si affrontino con uno scatto repressivo, con l’aumento delle pene e delle misure di controllo».
Come si affrontano, quindi? «Non è che la legge italiana consenta di bruciare una camionetta della polizia… Queste persone hanno commesso dei reati che vanno affrontati con le norme di cui il nostro codice già è strapieno. È sufficiente che le forze di polizia e i servizi segreti facciano il proprio lavoro con saggezza, rispettando la democrazia. Detto questo, in una società moderna, gli incidenti avvengono, non è possibile pensare di eliminarli». In effetti, «a Roma – conclude – gli scontri sono durati poche ore, non ci sono stati morti e feriti lievi. In Gran Bretagna, vorrei ricordare che hanno combattuto notte e giorno per dei giorni. E ci sono stati dei morti. Non mi pare che la Gran Bretagna sia un Paese incivile o male organizzato».



 

(Paolo Nessi)

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