La Commissione giustizia del Senato, alla fine, ha sventolato bandiera bianca. E ha deciso di accantonare il disegno di legge sulla prescrizione breve. Il presidente dell’organismo parlamentare, Filippo Berselli, (Pdl), ha fatto sapere che impuntarsi sulla verifica del ddl avrebbe paralizzato i lavori. Di qui, la decisione «di metterlo in fondo a un cassetto. Non intendo più affrontarlo, l’ho accantonato», ha spiegato. «Gli strumenti della democrazia hanno anche dei limiti. Un’opposizione che pone in essere un ostruzionismo così selvaggio da mettere il presidente della Commissione nelle condizioni di dover accantonare il Ddl per evitare la paralisi si commenta da sé», afferma, interpellato da ilSussidiario.net l’onorevole del Pdl Francesco Paolo Sisto. Che, mentre conversa con noi, si trova in Aula. Dove il clima è infuocato. «Qui la tensione è alle stelle – racconta -. L’opposizione sta facendo ostruzionismo agli emendamenti governativi sulla riforma dell’articolo 41 della Costituzione afferente all’iniziativa economica pubblico-privata, mettendoci i bastoni tra le ruote su questioni di lana caprina; noi stiamo proponendo una formula maggiormente liberalizzante rispetto alle imprese». E l’opposizione? «Stanno parlando tutti. Su tutti gli emendamenti…». Tornando al ddl in stand by, che sarà calendarizzato se la conferenza dei capigruppo, su richiesta della maggioranza, dovesse prendere una decisione in tal senso, denuncia: «siamo di fronte ad un vero e proprio tentativo di golpe, sia pur attraverso un estremismo nella lettura degli strumenti parlamentari. Su 160 emendamenti ne sono stati discussi soltanto due; se si fosse andati avanti con questo ritmo si sarebbe preclusa la discussione di tutti gli altri provvedimenti, di non minore importanza». Secondo Sisto, quindi, Berselli «preso atto dell’operazione dell’opposizione, non ha potuto fare altro». Il ddl è inviso all’opposizione, come è noto, perché sarebbe stato realizzato ad hoc per sottrarre il premier a svariati processi. «La legge – spiega Sisto – è in cantiere da molto tempo e riequilibra, dal punto di vista tecnico, un’evidente lacuna del codice, ovvero il medesimo trattamento tra recidivi e incensurati».
L’accusa di legge ad personam, per l’onorevole, non può reggere. «Se, ogni volta che una legge va a modificare una virgola dei processi attivati nei confronti di Berlusconi, il Parlamento dovesse bloccarsi – conclude –, allora sarebbe necessario assumere come dato di fatto anche il paradosso contrario: ovvero, un magistrato potrebbe attivare un nuovo processo ogniqualvolta volesse bloccare il Parlamento».
(Paolo Nessi)