“Popolo della Libertà” è un nome senza appeal, l’acronimo poi non emoziona nessuno. Dopo lo scivolone su “Forza Gnocca”, Silvio Berlusconi torna a ribadire questo concetto, annunciando di voler cambiare per affrontare al meglio le elezioni del 2013. Niente voto in primavera, quindi, anche perché «con l’Udc si vince». Ma quanto può influire un nome nuovo in termini di voti? Secondo Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca, non cambierebbe nulla. «Non sposterebbe nemmeno un voto – dice il sondaggista a IlSussidiario.net –. Per la gente, nel bene e nel male, sarebbe sempre il “partito di Berlusconi”, al di là del nome che, guarda caso, è cambiato più volte senza troppi drammi».
Negli ultimi tempi, ad ogni modo, ci sono dei piccoli indizi che fanno pensare a un tentativo di affrancamento del partito nei confronti del proprio leader. Alle Elezioni regionali in Molise, ad esempio, sulle schede elettorali è comparso per la prima volta il simbolo del Pdl senza la scritta “Berlusconi”. E anche l’ultima campagna per i tesseramenti al Popolo della Libertà, con cui sono state tappezzate le grandi città, ha fatto a meno del Cavaliere. «Non so se siano degli esperimenti – prosegue Piepoli –, ma per come è nato e per come si è sviluppato questo partito, se le novità sono solo a livello di immagine, a vincere o a perdere sarà sempre Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda il Molise, invece, hanno contato soprattutto il radicamento del candidato sul territorio e i voti che Beppe Grillo ha pescato nel bacino della sinistra. Il fatto che ci fosse il nome di Michele Iorio e non quello di Berlusconi sulla scheda è secondario, per i motivi che spiegavo prima». Nel caso, ad esempio, di Futuro e Libertà le cose sarebbero diverse? «Certo, se parliamo dei futuristi avere o non avere il nome del leader nel simbolo fa la differenza: sposta addirittura il 2%. Con la scritta “Fini”, infatti, il Fli passa dal 3% al 5%».
Tornando al Presidente del Consiglio, ieri, parlando con i deputati del Pdl ha tradito un certo ottimismo. «In questo momento – ha dichiarato – siamo sopra al centrosinistra del 4%». Risulta anche dai suoi dati?
«Ho delle percentuali diverse, ma registro una tendenza interessante. Dopo sei mesi di trend negativo il centrodestra nell’ultima settimana ha fatto registrare una netta ripresa. Oggi sarebbe al 39%, contro il 45% del centrosinistra». Quindi l’attuale maggioranza sarebbe in ripresa, ma sempre sotto di 6 punti? «Sì, tenga presente però che non stiamo contando l’Udc e che settimana scorsa i punti di distacco erano 8. D’altra parte, non erano ancora arrivati i black bloc a sfasciare Roma…».