Il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e grande economista, si ricorda quando era consigliere di Bettino Craxi, e si arrivò alla decisione sulla “scala mobile”. Secondo Forte si sta rivivendo un momento simile nella vita politica italiana di questi giorni.
Il summit europeo di domenica ha sollecitato l’Italia a rivedere l’età pensionabile, portandola ai 67 anni. Una scelta ormai obbligata se vogliamo rispettare i conti pubblici e le indicazioni europee. Questo però mette a dura prova la compattezza della maggioranza.
Sono ore concitate. Ieri sera, prima del Cdm, si è tenuto un vertice tra il premier, Silvio Berlusconi, e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Il Senatùr, come ripete sin da agosto, non sembra però disposto a trattare: le pensioni non si toccano, dice compatta tutta la Lega. E così si è svolta la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, senza che venisse raggiunto un accordo.
Al termine, le trattative tra i due leader sono riprese e sono proseguite nella notte. Il nuovo Consiglio dei ministri, previsto inizialmente per oggi, è saltato. Il tempo comunque sta per scadere. Com’è noto, mercoledì ci sarà un nuovo vertice europeo.



Scusi professor Forte, siamo arrivati al “punto limite”?

Credo proprio di sì. Non si può sempre trattare in politica. A un certo punto bisogna prendere delle decisioni. E questa è una decisione importante che decide del destino del Paese.

Per cui?

Berlusconi deve andare avanti e non può accettare un compromesso su una tale questione. Piuttosto, se Bossi compie il “suicidio politico” di opporsi ancora e di non trovare un accordo, Berlusconi deve andare al Quirinale, dal Presidente della Repubblica.
È in quella sede che deve dire che lui rappresenta un partito che vuole attuare le indicazioni che ha prospettato l’Europa. In più che è una maggioranza che su tale punto si è spaccata e quindi occorre formare un nuovo governo.



È un passo delicatissimo, quale alternativa sarebbe possibile?

Credo che di fronte a un atto di risolutezza, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe ridare l’incarico a Berlusconi e rinviare il governo alle Camere. Poi tocca agli altri prendersi la responsabilità di far cadere un esecutivo che potrebbe governare fino al 2013, perché una parte del Governo, la Lega in questo caso, boccia una scelta che viene richiesta direttamente dall’Europa.

In fondo un’alternativa politica su questa scelta ci sarebbe. Pier Ferdinando Casini su un provvedimento di questo tipo è pronto a votare. Il problema è che probabilmente chiederebbe a Berlusconi di fare un passo indietro. 



Questo è vero. Casini è pronto ed è probabile che il passo indietro lo chieda. Ma il primo ministro deve avere la risolutezza e la decisione di accettare anche una simile circostanza. Un atto di questo tipo, fatto nell’interesse del Paese, segnerebbe un passaggio storico e probabilmente il Paese comprenderebbe meglio il personaggio Berlusconi.
Una cosa è certa però, questa volta non può non decidere.

Ma per Umberto Bossi, con questa sua testardaggine, quali conseguenze politiche ci sarebbero?

A mio avviso Bossi sparirebbe dalla scena politica e comprometterebbe il futuro stesso della Lega. In questo momento è debole, ma con un passo simile andrebbe incontro a un suicidio. La Lega si rivelerebbe una sorta di gruppo regionalista che si oppone a un’indicazione europea. In questo modo comprometterebbe tutti i risparmi degli italiani, soprattutto quelli dei pensionati.

Scusi professor Forte, ma i conti italiani non sono poi così negativi. Anche Germania e Francia hanno i loro problemi.

Il problema è il debito e il nostro è piuttosto grande. Lo stesso ministro Tremonti non ha fatto bene i calcoli sul debito. Pensava soprattutto al deficit e non si è accorto che tedeschi e francesi a un certo punto hanno spostato il discorso sul debito.
I tedeschi non sono persone molto flessibili, sono piuttosto chiari e precisi. E rispettano i tempi. Io ricordo che anche nel Nord Italia si ragionava in questo modo. Non riesco a comprendere come Berlusconi e Bossi, che vengono da questo mondo, non comprendano queste cose.

Ma secondo lei come andrà a finire? A leggere i titoli de “La Padania” di oggi sembra che non ci siano grandi margini di manovra. La Lega non sembra disposta a cedere e mercoledì al summit non saranno concesse ulteriori ambiguità.

Berlusconi, lo ribadisco, non può mollare su un punto del genere e deve dimostrare risolutezza. L’incontro con il presidente della Repubblica mi sembra inevitabile. In questo momento si sta giocando il futuro del Paese.

(Gianluigi Da Rold)