RIFORMA PENSIONI: QUANTO COSTA L’ACCORDO BOSSI BERLUSCONI? Il Governo sembra avercela fatta: Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno raggiunto un accordo sulle risposte da presentare all’Europa dopo “l’ultimatum” sulle misure da adottare in tema di crescita economica arrivato nel weekend. Il Premier oggi potrà dunque presentarsi a Bruxelles, per il vertice Ue, a illustrare i provvedimenti nati dall’accordo raggiunto tra Pdl e Lega Nord, anche in tema di pensioni, stando almeno alle ultime dichiarazioni degli esponenti dei due partiti di ieri sera. In particolare, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha spiegato che l’intesa prevede l’innalzamento graduale dal 2012 al 2025 dell’età pensionabile a 67 anni, sia per gli uomini che per le donne, nel settore pubblico e in quello privato. Per capire meglio quali potrebbero essere le possibilità di successo di questo patto, abbiamo interpellato Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, e Vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera.
Le ultime dichiarazioni degli esponenti di Pdl e Lega fanno pensare che un accordo sulle pensioni all’interno della maggioranza sia stato raggiunto. Secondo lei è così o bisognerà attendere ancora qualche trattativa?
Non credo che sia stato ancora definito del tutto un accordo in materia di pensioni. Penso che al massimo si troverà un’intesa in tema di “vecchiaia” per le donne e sull’incentivazione a proseguire il lavoro anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile. Non ritengo che al momento ci possano essere altri punti di accordo, vista la posizione della Lega.
A questo punto con quali proposte il governo si presenterà in Europa?
Credo che non si presenterà solo con questo problema. Cercherà di rispondere a quello che gli verrà chiesto e risponderà con tutto quello che è stato fatto e che si appresta ancora a fare. Poi, alla fine, l’Europa non può tanto insistere su alcune questioni.
Quali sono, secondo lei, le pretese reali dell’Europa e di conseguenza quanto spazio di mediazione ci sarà per non incappare in una bocciatura?
Credo che gli spazi esistano. Il problema a mio avviso lo ha creato lo stesso Silvio Berlusconi domenica, nel momento in cui ha sentito la richiesta sulle pensioni e ha stabilito da solo, senza consultarsi con nessuno, di arrivare a innalzare l’età pensionabile a 67 anni. Se negli altri paesi ci stanno arrivando gradualmente, perché noi dovremmo adottarla di colpo? In fondo, se si guarda ai 40 anni di contributi di lavoro effettivo necessari, c’è chi ha diritto ad andare in pensione in età più giovane, se ha cominciato molto presto a lavorare.
Nel caso Pdl e Lega non avessero raggiunto un accordo e non riuscissero a farlo, pensa che si aprirebbe una crisi di governo? Sul tema pensioni è possibile che i centristi sostengano il Governo?
Se ci fosse una rottura tra Lega e Pdl, credo che la crisi sarebbe inevitabile. Il punto è che c’è un problema di credibilità di Berlusconi. Penso che l’Italia preparerà le sue misure per lo sviluppo e poi le discuterà con l’Europa. La questione principale sarà in ogni caso la reazione che avranno i mercati finanziari. In politica si possono fare compromessi, mentre l’economia difficilmente li accetta. Se dopo aver presentato le sue proposte l’Italia si trovasse nel mezzo di una tempesta finanziaria, credo che inevitabilmente si aprirebbero altri scenari politici.
Un’ultima domanda: l’Italia ha in mano altre carte da giocare per farsi “perdonare” in ambito europeo, a cominciare dal caso Bini Smaghi?
Beh, quella di Bini Smaghi è una pagina vergognosa, che non fa certo un bel servizio al governo e al Paese. Anche se devo dire che quando Jean Claude Trichet diventò Presidente, il rappresentante francese rimase ancora un anno nel board della Banca centrale europea. Il problema è che Berlusconi ha preso un impegno con Sarkozy su questo punto.
(Gianluigi Da Rold)