È tutto pronto per il “Big Bang” di Matteo Renzi. La convention dei rottamatori del Partito Democratico apre infatti questa sera alla stazione Leopolda di Firenze. L’obiettivo, come ha voluto chiarire il sindaco fiorentino, non sarà comunque quello di portare “elementi di divisione” nel Pd, ma entusiasmo e proposte: «Non basta la constatazione che il governo ha fallito – ha dichiarato Renzi in conferenza stampa –, servono idee alternative».
Non ci sarà, ovviamente, il segretario, Pier Luigi Bersani, accusato dai rottamatori di aver organizzato una vera e propria controprogrammazione all’evento. «Il patimento con cui la segreteria e l’establishment democratici vivono l’iniziativa di Renzi è evidente – dice a IlSussidiario.net l’ex direttore de L’Unità, Peppino Caldarola –. D’altra parte, il sindaco di Firenze ha delle caratteristiche particolari che lo rendono particolarmente inviso a una certa area del partito: è un amministratore apprezzato che ricopre questo ruolo dopo aver sconfitto alle primarie degli avversari importanti ed è un giovane senza timori reverenziali nei confronti della nomenclatura. Non solo, non ha una storia di sinistra, perché in pratica proviene dalla Dc e piace molto a prodiani e veltroniani. Per farla breve, può rappresentare una riedizione più aggressiva dell’avventura di Walter Veltroni».



Anche dal punto di vista dei contenuti?

Su questo piano ha accresciuto notevolmente la sua capacità di rappresentare il polo alternativo a Bersani. Renzi ha delle posizioni liberiste, mentre il segretario sta cercando di portare il Partito Democratico su tematiche neo-socialdemocratiche.

Una divisione che si vede anche rispetto alla famosa lettera inviata dalla Bce all’Italia?

Certo. Il giovane sindaco la interpreta in senso precettivo: se lui fosse premier quello sarebbe il suo programma. Bersani, viceversa, ha parecchie titubanze rispetto a molte di quelle richieste. Teniamo presente anche il diverso legame con i sindacati. Renzi si pone spesso in contrasto con questo mondo, Bersani invece ha un dna completamente diverso. 



Rispetto alla convention dei rottamatori dell’anno scorso Renzi è comunque più forte?

Assolutamente sì. Come dicevo prima, adesso gode della simpatia dell’area prodiana. Il Professore non lo dice apertamente, perché se sposasse la sua causa indebolirebbe la propria candidatura alla presidenza della Repubblica, ma basta leggere le dichiarazioni di due prodiani doc come Arturo Parisi e Giulio Santagata per capirlo. Dopodiché c’è un vasto mondo non di sinistra interno al partito che lo guarda con ammirazione.
Probabilmente ha perso qualche compagno di viaggio, come Civati e la Serracchiani, e si è preso le critiche di un altro giovane come Fassina. Ma, proprio liberandosi dalla pura rivendicazione generazionale, si sta caratterizzando come portatore dello spirito veltroniano e prodiano che vede sostanzialmente il Pd come partito di centro che guarda a sinistra.



Anche Nicola Zingaretti viene visto come il possibile anti-Renzi.

In questo caso parliamo di un personaggio di grande carisma e cultura politica, che però oggi ha l’ambizione di fare il sindaco di Roma, più che di contendere il primato a Bersani.
Forse però, proprio per questo suo lealismo nei confronti del segretario, potrebbe diventare l’asso nella manica dei bersaniani, il candidato “socialdemocratico” per battere il “cattolico” Renzi, se le cose per l’attuale leader democratico dovessero complicarsi. 

Possiamo dire comunque che il vero sfidante di Bersani alle primarie sarà proprio il sindaco fiorentino?

Direi di sì, ma il capo dei rottamatori, anche se non lo lascia intendere, è un politico consumato. Non sarei sorpreso se alla fine decidesse di saltare un giro facendo un passo indietro e appoggiando un altro candidato.

Per quale motivo?

Spero che non si offenda, ma lo dico con l’ammirazione di un vecchio avversario: Renzi è un vero democristiano. Un uomo quindi capace di navigare nei meandri della politica. Non è naif come lo dipingono i suoi avversari, deciderà all’ultimo minuto se davvero vale la pena correre o appoggiare qualcun altro, magari anche Enrico Letta.

Ma in un contesto politico nazionale così instabile chi all’interno del Pd vuole davvero le elezioni anticipate?

In questo momento soltanto Bersani. Se le elezioni fossero davvero vicine partirebbe avvantaggiato. Al contrario, dopo un anno e mezzo di battaglia interna, rischierebbe di indebolirsi troppo.
C’è un altro aspetto da sottolineare. L’eventuale sfida all’ultimo sangue tra Bersani e Renzi rischierebbe di regalare la vittoria a Nichi Vendola.

Alla vigilia della “Leopolda 2011” Renzi ha annunciato una grande sorpresa e anche la scelta del nome di questa manifestazione, Big Bang, è emblematico. Non avrà creato troppa attesa? 

Secondo me un coniglio dal cilindro lo tirerà fuori. Ma anche se non lo facesse le mosse del leader dei rottamatori sono già state abbastanza stupefacenti. Hanno rivelato infatti una personalità carismatica e il fatto che dietro di lui ci sia una squadra di robusti suggeritori e curatori di immagine, che ancora non vediamo.
Nessuno può più pensare che si tratti soltanto di un giovanotto baldanzoso. Sta catalizzando attorno a sé molte forze interessanti. Il suo rischio casomai è un altro.

Quale?

Le sue posizioni sono così simili a quelle di Luca Cordero di Montezemolo, che se davvero il presidente della Ferrari decidesse di entrare in politica molti dei suoi sostenitori potrebbero essere indecisi su chi scegliere.

(Carlo Melato)