Ministro della Pubblica istruzione del secondo governo Prodi, Beppe Fioroni, è oggi un deputato del Partito Democratico che guarda con grande preoccupazione l’evolversi della situazione politica, sociale ed economica italiana.
Quali sono le sue valutazioni su questo momento che sta vivendo l’Italia. La crisi ha una complessità che ad alcuni pare surreale. Si accumulano una serie di problemi di ogni tipo e nello stesso tempo c’è una sorta di immobilità. «Stiamo vivendo un dramma economico e sociale – dice Fioroni a IlSussidiario.net -. Il debito italiano è la somma dei debiti di Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia. Le banche sono in continua difficoltà, per cui bisogna riparlare e decidere al più presto su una loro ricapitalizzazione. In questa situazione paghiamo 4 punti di Pil per pagare gli interessi sul debito. Le agenzie di rating, poi, fotografano una quadro al limite dell’insolvenza».



Le agenzie spesso sbagliano, basta pensare a quello che dicevano Lehman Brothers, una tripla “A” alla vigilia del fallimento. Il che non  esclude che il giudizio parta da dati reali.

Io ritengo che, a parte il ruolo, gli errori o le valutazioni delle agenzie, ci siano dati molto preoccupanti. Non mi soffermo ancora sul quadro politico. Ma penso che siamo un Paese a crescita zero. I giovani d’oggi, data l’aspettaiva di età, devono mantenere un esercito di padri e di nonni. E intanto esiste pure un problema demografico, dove ormai di giovani ce ne sono sempre meno.
Di fronte a questo stato di cose c’è la necessità di interventi strutturali e del dimagramento dello Stato. Non si tratta solo di diminuire il numero dei parlamentari. Qui viviamo tra cinquantamila (dico cinquantamila) enti inutili, collegati a Comuni, Province, Regioni, con amministratori delegati, presidenti e un esercito di dipendenti che da un lato frenano il lavoro delle imprese e dall’altro sono un mezzo per far entrare lo Stato nel cuore della società, per far penetrare lo Stato nella società. È questo che riduce e comprime la sussidiarietà. È questo pachiderma dell’inutilità che comprime e rallenta pure la solidarietà.



Se con questo monumento dell’inutilità si riesce a stento a parlare come si affrontano i veri problemi?

I veri problemi sono quelli di un nuovo Welfare: sanità, istruzione, previdenza. Che  devono poggiare su due elementi: giustizia sociale e solidarietà generalizzata.
In Italia non ci si rende conto che esiste un problema generazionale. Ci sono giovani che entrano nel mondo del lavoro in un momento che non è quello giusto ed escono nel momento sbagliato.
E c’è un altro aspetto: chi dovrebbe fare queste cose non ha credibilità.

Cosa intende dire?

Che ci troviamo davanti a una crisi di valori. Non c’è più un comune sentire. Quando l’Italia affrontò la sua ricostruzione nel Dopoguerra, univa valori e desideri. Oggi possiamo dire che prevale solo il mondo dei desideri effimeri, c’è una politica di desideri effimeri.
Dalle mie parti dicono che “la tigna comincia dal capo”. Da un punto di vista politico, c’è un problema di fondo di credibilità. Ed è inutile girarci attorno: il rappresentante di questa nuova politica si chiama Silvio Berlusconi. È lui il simbolo di una crisi ecnomica, sociale, politica e morale. È lui che, alla fine, crea divisione e frammentazione nella società italiana.



È innegabile che all’interno del centrodestra ci siano divisioni rimarchevoli. È altrettanto vero però che l’opposizione non offre uno spettacolo invitante.

Guardi, ho la sensazione che nel Paese si stiano cercando nuovi leader, quando il problema è quello di ritrovare invece la politica come appartenenza, come passione per un comune sentire.
Detto questo io credo che Berlusconi rappresenti una sorta di tappo. Se salta il tappo salta tutto. A questo proposito mi viene in mente un libro di Tiziano Terzani, “L’ultimo giro di giostra”. Se Berlusconi non fa un passo indietro, non lo faranno nemmeno gi altri e si correrà verso una sorta di ultima disfida.

Ma come si può uscire da questa situazione, onorevole Fioroni?

Il problema è ritrovare coesione, mettersi in gioco, essere protagonisti per il bene comune del Paese. Io guardo al convegno di Todi, da lì arriverà una sfida significativa per i politici cattolici.

 

(Gianluigi Da Rold)