Umberto Bossi è incerto sul futuro. E si dice convinto che, così com’è, il Paese non è in grado di durare. Tornando sui refrain di sempre, torna ad attaccare il sud e difendere le ragioni del nord. Ricordando, anzitutto, che le tasse consentono a milioni di persone di lavorare all’interno di un apparato statale che ha assunto proporzioni sterminate. Il tutto, alle spalle del nord. Intervenendo ad una festa nel piacentino, a Pecorara, in occasione della festa della zucca, assieme al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si è detto convinto del fatto che il Paese stia male. E che il nord stia peggio del resto del Paese. Poi, ha ricordato che, quando volevano aumentare le pensioni ai lavoratori che già avevano pagato, la Lega ha fermato il governo, riferendosi all’impegno richiestoci dall’Europa per aumentare l’età pensionabile a 67 anni. E, a proposito della famosa lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles e contenente il piano per agire in maniera sistematica e continuativa sul nostro debito pubblico, ha sostenuto che il parere della Lega si è rilevato determinante. «Io sto sempre in allerta quando sento parlare d’Europa» anche perché «l’Europa non vede il Paese per quello che è. In realtà sono due Paesi divisi uniti da quei disgraziati dei savoiardi».



Il Senatur ha ricordato, inoltre, come il nord sia la più grande forza industriale europea e come sarà duro mandarla a picco. «Teniamo duro – ha detto – finché un giorno non saremo liberi». Specificando quest’ultimo punto, ha detto per la prima volta che il federalismo è stato ottenuto, va mantenuto e migliorato. Ma che questo non basta. E’ necessario introdurre le gabbie previdenziali, in modo che chi ha pagato di più ottenga di più. Secondo il capo della Lega, l’operazione è necessaria perché ci sono Regioni come il Piemonte il Veneto e l’Emilia-Romagna che versano di più di quello che ottengono mentre molte altre, al sud, versano meno di quanto ricevono. La Lombardia, invece, ha fatto presente che è in pari. Bossi, infine, ha dedicato anche un pensiero ai giornalisti. Insultandoli e minacciandoli. Prima, ha detto che i cronisti, a volte, scrivono pezzi che, come minimo, meriterebbero la galera. O, almeno, una denuncia.



Poi, ha attaccato: «Questi qui scrivono per esempio sulla mia famiglia. Prima o poi vi spacchiamo la faccia o vi denunciamo. Io ci tengo alla mia famiglia. Mi dà fastidio – ha aggiunto – che voi rompiate i coglioni». Infine, la minacciosa profezia: «Parlate dei politici, sennò un giorno quella gente lì vi piglia per il collo. State attenti». 

Leggi anche

SCENARIO/ Le manovre di Renzi per creare lo "Shangri la" del centro