«Se si analizza attentamente il comunicato del Presidente della Repubblica di ieri sera, a mercati ancora aperti, si possono notare due aspetti fondamentali. Il primo è senz’altro quello di chiarire inequivocabilmente che, dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, il premier Silvio Berlusconi rimetterà il suo mandato e darà le dimissioni. E forse questo ha avuto anche lo scopo di alleggerire la pressione sui mercati. Il secondo aspetto, detto un po’ brutalmente, è che “in panchina” ci sono personalità italiane che possono garantire credibilità al Paese in un momento così drammatico della crisi finanziaria mondiale».
Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, un fiuto politico e una frequentazione del Palazzo che non ha eguali, coglie, partendo da queste due considerazioni, la strategia di Napolitano, nello stesso momento in cui viene nominato senatore a vita l’economista Mario Monti.
Polito, proviamo a guardare bene e a interpretare questa nomina del candidato “numero uno” da mesi per presiedere un “governo tecnico”, un “governo di emergenza” o di “unità nazionale” che dir si voglia.
Credo che questa nomina faccia parte proprio della strategia del Presidente della Repubblica per rassicurare i mercati e e soprattutto per garantire che è possibile, esiste concretamente, in carne e ossa un dopo-Berlusconi.
Sono possibili due interpretazioni? Ovvero, Napolitano sta facendo “scaldare sulla panchina” Monti per gettarlo, come ultima chance spendibile, nella mischia furibonda della crisi, oppure che lo premi, sapendo che non potrà onorarlo in altro modo, cioè incaricandolo di formare un governo.
A mio parere questa doppia interpretazione non ci sta. O, almeno, questa seconda parte non è corretta. Il presidente Napolitano lo ha fatto trapelare nel suo comunicato.
Questo è un messaggio anche ai partiti, per dare una sveglia definitiva a una situazione come quella che si sta vivendo. Dirò di più. Con questa mossa, Napolitano ha in un certo senso “fregato”, si fa per dire, anche lo stesso Mario Monti. Come può una persona che è stata appena nominata “senatore a vita”, un riconoscimento così grande, dire poi di no a una chiamata al servizio del proprio Paese? Credo che Napolitano ci pensi e ci conti. Poi le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti.
Facciamo un elenco degli ostacoli che si incontreranno per formare un governo di unità nazionale o di emergenza?
Fare un governo del genere, in una situazione come questa, è veramente difficile. Intendiamoci bene: un governo nazionale deve essere fatto con tutte le maggiori forze del Parlamento, non con dei “pezzi” di queste forze. Mi spiego meglio. Questo governo deve tenere conto del Pdl, quindi di Berlusconi, del Pd e del Terzo Polo.
Ora, sappiamo benissimo che c’è una parte del Pdl che non ci sta, anche se un’altra parte si sta dimostrando sempre più disponbile. La stessa cosa sta accadendo nel Pd: un “pezzo” sarebbe disponibile, altri no. Se questo governo nascesse non c’è dubbio che il vero vincitore sarebbe il Terzo Polo di Pier Ferdinando Casini, che è compatto e disposto a una scelta del genere.
Ma non è semplice perché se anche Berlusconi accettasse, avrebbe alla sua destra, oltre alla Lega Nord, che non ci starà mai, un altro partito che gli morderebbe le caviglie. E la stessa cosa accadrebbe al Pd, dove già bisogna fare i conti con Di Pietro e Vendola.
Ragionamento e analisi corrette. Infatti Di Pietro ha già lanciato la sua battuta: “Se si cambia l’ordine degli Scilipoti, il prodotto non cambia”. Si sa che tra i due schieramenti si vive in una serie di contraddizioni e di divisioni incredibili. Ma il tentativo, anche se molto difficile, deve essere fatto. Oggi sui mercati è accaduto il finimondo.
In che senso?
Lo spread tra Btp e Bund è schizzato oltre i 550 punti base e il rendimento dei nostri titoli di Stato decennali è salito oltre il 7%. È questo il dato sconvolgente. Ormai i mercati guardano anche al nostro biennale, cioè a un titolo di breve durata, un rendimento che è cresciuto notevolmente e che tiene conto di un rischio default. Su questo bisognerebbe riflettere.
Senta, Polito, diciamoci la verità. Chi ha debiti deve rinunciare anche alla propria sovranità e indipendenza in questo momento. Non è che l’Europa, alla fine, ci imporrà (per carità) ci consiglierà questo governo di unità nazionale?
Penso proprio che accadrà una cosa del genere. Del resto ho notato che la stessa Banca centrale europea non è poi intervenuta tanto pesantemente nell’acquisto dei titoli italiani. È possibile che lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, stia facendo una discreta pressione: compriamo titoli, se mettete a posto le cose.
In fondo è la ripetizione della sua linea espressa da tempo. L’aiuto è condizionato a quello che gli Stati devono fare in casa propria.
Ma il tutto non sarà facile.
Assolutamente no. Nemmeno per Mario Monti.
(Gianluigi Da Rold)