Lo considerano l’uomo migliore che abbiano in Italia. Assieme a Mario Draghi che, purtroppo per gli ammiratori, non è più disponibile sul mercato da quanto è succeduto a Jean Claude Trichet alla guida della Bce. Due italiani all’estero, per la precisione. Mario Monti, in realtà, negli ultimi tempi, con le faccende italiane ha avuto ben poco a che fare. E’ per questo che le euroburocrazie, le istituzioni Ue ma, soprattutto, Francia e Germania, lo vedono come il candidato ideale a guidare un governo tecnico, in Italia. Sarebbe stata in particolare la Merkel, appoggiata da Sarkozy a premere per la sua nomina a premier italiano. Il presidente della Repubblica avrebbe voluto Giuliano Amato. Ma niente da fare. Pare. Non è un caso che ieri, il capo dello Stato, lo abbia nominato in fretta e furia Senatore a vita. Il primo passo per poter governare l’Italia, infatti, è godere di quel che resta dell’immunità parlamentare. Un personalità neutrale, quindi, senza nulla da perdere politicamente e nelle condizioni di non dover sottostare ai veti incrociatati dei partiti che, per anni, hanno impedito il varo di quelle riforme che rappresenterebbero l’unico scopo della sua ascesa a Palazzo Chigi. Il fatto che non dovrà rendere conto a nessuno, quindi, rappresenta l’assicurazione che i provvedimenti, urgenti come non mai, saranno portati a termine. Non solo: la sua autorevolezza, in ambito europeo, viene considerata la caratteristica necessaria per rassicurare, finalmente, i mercati, dopo che ieri lo spread ha sfiorato i 575 punti e i rendimenti il 7 per cento.
Tutte queste qualità sommate avranno un effetto che, alla maggior parte degli italiani, sarà difficilmente digeribile: potrà guidare un governo di sanità nazionale in grado di portare a termine quelle misure lacrime e sangue, irrealizzabili da un premier che deve render conto agli elettori, che daranno un segnale della nostra capacità di svolgere un’azione efficace e continuativa sul debito pubblico. Laureatosi in Economia alla Bocconi, di cui è stato rettore dall’’89 al ‘94 e presidente dal ‘94, ha studiato in America, a Yale, specializzandosi con il Nobel per l’economia James Tobin. Ha insegnato anche Trento, a Torino, e ricoperto una serie di incarichi governativi e parlamentari: è stato presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario dall’81 all’82, membro della Commissione Sarcinelli dall’86 all’87 e del Comitato Spaventa sul debito pubblico dall’88 all’89, vicepresidente della Comit dall’88 al ‘90.
Nel ’94 il primo governo Berlusconi lo ha indicato come commissario europeo al Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale. Riconfermato nel ’99 dal governo D’Alema, ottiene la delega alla concorrenza. Presidente europeo della Commissione Trilaterale, un think tank neoliberista fondato da David Rockefeller, è Advisor di Goldman Sachs. Ha redatto, nel 2010, su incarico di Barroso, il libro bianco su mercato unico europeo, ed è editorialista de Il Corriere della Sera.