In una pregevole intervista de IlSussidiario.net, Massimo Borghesi tenta una lettura filosofica del berlusconismo e utilizza a questo proposito le categorie delnociane di irreligione occidentale e di società opulenta.
La società opulenta è per Del Noce la risposta del materialismo occidentale al comunismo. Il comunismo deve essere battuto, nella prospettiva della società opulenta, non da un’alternativa ideale che sarebbe legata inevitabilmente, in un modo o nell’altro, a una rinascita cristiana, ma da una forma più radicale di materialismo.
La società opulenta stimola tutti i bisogni e i desideri e tutti li soddisfa o almeno promette di soddisfarli, senza gerarchizzarli da un punto di vista etico, senza mai fare uso delle categorie del bene o del male. Essa passa da una economia di mercato a un’umanità di mercato che realizza il livello massimo di mercificazione della esistenza. Si tratta di una società radicale di massa in cui tutti gli antichi valori sono stati sconsacrati e l’uomo è ridotto al ruolo di macchina desiderante alternativamente stimolata e soddisfatta dai meccanismi della pubblicità, del consumo e della produzione delle merci. Adesso, attraverso la televisione e gli altri strumenti della società dello spettacolo, il sistema produce anche il desiderio dell’uomo.
Nella società opulenta il problema di Dio non si pone. Come insegna Sant’Agostino l’idea di Dio è legata necessariamente a una qualche idea di ordine. Ordine dell’essere e ordine del mondo interiore della persona. L’irreligione occidentale vuole un disordine gratificante e davanti agli eventi che mettono in crisi il disordine gratificante e impongono una domanda ineludibile di significato la risposta è la fuga fino alla eutanasia vissuta insieme come fuga davanti alla morte e alla domanda sul senso della vita.
Fin qui Del Noce sulla irreligione occidentale e sulla società opulenta. I tratti di somiglianza con la berlusconiana società dell’immagine sono evidenti.
Prolungando l’analisi di Borghesi potremmo dire che l’irreligione occidentale trionfa in una forma diversa da quella che Del Noce aveva immaginato.
Del Noce pensava che la società opulenta non potesse in alcun modo reggersi da sola. Essa costituisce un elemento puramente dissolutivo che non riesce a motivare quel minimo di comportamenti positivi necessari alla sussistenza della società. La società della dissoluzione ha bisogno di qualcuno che svolga il ruolo di custode della dissoluzione. Nel modello elaborato da Del Noce fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta il custode della dissoluzione era il partito comunista e quello era il senso del “suicidio della rivoluzione”.
Il comunismo trionfa, ma non come rivoluzione, più come custode della dissoluzione del radicalismo borghese. Nel berlusconismo, in modo del tutto inopinato, si tenta di attribuire questo ruolo alla Chiesa Cattolica. Essa viene riconosciuta e rispettata, le vengono garantiti almeno formalmente, alcuni valori e anche alcuni interessi legittimi. Le si chiede però di ridefinirsi all’interno del nuovo sistema politico e sociale e di rinunciare a trascenderlo e a giudicarlo. È un compromesso non troppo diverso da quello che a suo tempo la Chiesa concluse con il fascismo. Allora la Chiesa seppe, sia pure a fatica, liberarsene e anzi preparare la classe dirigente della nuova Italia democratica. Sembra che a Todi le associazioni e i movimenti cattolici abbiano imboccato, sia pure in forma diversa, il medesimo cammino.
Ci si potrebbe domandare come mai quell’equivoco sia stato possibile. Un elemento è stato certo il clericalismo che induce a cercare comunque un’alleanza del trono e dell’altare per potere evitare lo scontro con il mondo.
Un secondo elemento è stata una prudente valutazione dei rapporti di forza dopo la fine della Democrazia Cristiana. Il card. Ruini ha condotto la ritirata della Chiesa nel prepolitico, ma anche la crescita del sentimento di appartenenza oltre che dell’impegno culturale e sociale.
Se al termine di questo difficile periodo siamo in grado di affrontare con speranza il discorso su di una nuova assunzione di responsabilità dei cattolici per il paese lo dobbiamo in buona misura a lui. Il terzo elemento è che c’è stata un’evoluzione del berlusconismo nella quale alcuni suoi aspetti iniziali sono venuti meno e altri sono venuti invece crescendo.
All’inizio era lecito sperare che Forza Italia fosse la prima forza veramente laica della democrazia italiana. Laica nel senso che la politica italiana è stata ingessata per un lungo periodo dallo sforzo di perpetuare gli schieramenti della guerra civile 1943-1945.
Forza Italia sembrava essere la prima forza politica ad affrontare i problemi fuori di quel quadro ideologico in termini concretamente politici. Purtroppo quel quadro di riferimento ideale invecchiato non era stato organicamente superato, ma semplicemente messo da parte in nome di un pragmatismo che riduce qualunque idea a strumento per l’affermazione del proprio potere. Di qui l’incontro, analizzato da Borghesi, con la società opulenta e con l’irreligione occidentale.