Brandelli di Pdl svolazzano tra i banchi del Parlamento in cerca di ospitalità; annusano l’aria, sondano il terreno, per capire quale sarà la nuova maggioranza cui chiedere rifugio. Si chiamano Antonione, Destro, Gava, Pittelli e Sardelli gli ultimi peones ad essersi dati alla macchia.
Opposizione, establishment tecnico-finanziario, euro-burocrazie, stampa progressista, Francia e Germania: tutti trattengono il fiato, aspettando di vedere scorrere lungo il fiume il cadavere dell’acerrimo Cavaliere. Un esilio dato per certo. E poi, c’è Mario Monti. La cui ascesa a Palazzo Chigi è data come ineludibile, se si vuol salvare l’Italia. Questo, tanto per spiegare la suggestione che il fuoco incrociato contro Berlusconi ha prodotto nel senso collettivo: la panacea è il governo tecnico; altrimenti, resta solo il default.
Tra le fila della resistenza berlusconiana, tre colonnelli sono scesi in trincea. Il direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, quello de Il Giornale, Alessandro Sallusti, e Vittorio Feltri, si son dati appuntamento al Teatro Manzoni. Dove hanno precisato alcuni concetti. Il filo conduttore sono state le elezioni. Senza, vivremo in una fase di sospensione della democrazia. Un tempo, ha detto Ferrara, la guerra si faceva con i carri armati, oggi con lo spread. Un’arma brandita da Francia e Germania. Che, nei nostri confronti, stanno attuando una politica coloniale. Lasciare che Monti vada al governo, senza aver prima preteso una data per il voto, equivarrà a cedere la nostra sovranità popolare. Feltri, dal canto suo, ha ricordato chi è il regista delle operazioni di sbarco di alcuni dal Pdl all’Udc: Paolo Cirino Pomicino. Ovvero, «il re del debito pubblico».
Di questi tempi, la qualifica non nobilita. Sallusti, infine, ha sottolineato la provenienza di Monti: Goldman Sachs. La banca da cui provengono i «criminali» che hanno originato la crisi. Dopo l’incontro, Sallusti ha scambiato qualche battuta con IlSussidiario.net. A partire da un altro grande personaggio di tutta la vicenda. Ultimamente, dato per disperso.
Sallusti, Tremonti, da settimane, non si fa vivo. Non parla, non rilascia dichiarazioni…
Forse è meglio così…
Crede abbia avuto qualche ruolo nell’ascesa di Monti?
Non direi. La nomina di Monti è nata su un asse con Mario Draghi. Ed è stata lanciata proprio contro il ministro dell’Economia.
Quale valutazioni si possono fare sulla sua strategia politica?
Tremonti ha perso. Ha perso, all’interno della maggioranza, la sfida – mai dichiarata – di sostituirsi a Berlusconi alla guida del Paese; e ha perso l’occasione per diventare il punto di riferimento italiano agli occhi dei leader internazionali. Ha sbagliato, e perso su tutti i fronti; del resto, Monti rappresenta l’anti-Tremonti.
Quindi, pensa che dietro tutta l’operazione ci sia Draghi?
Diciamo che Draghi è una persona con una serie di rapporti internazionali tali da poter aver determinato gran parte di quanto sta accadendo adesso in Italia.
Tra i “nemici” storici di Berlusconi, ci sono giudici e pm. E’ ipotizzabile un’asse tra magistratura e banche europee?
Non credo che ci sia un’asse. Di sicuro, c’è un interesse comune.
Una volta privato di quanto resta dell’immunità parlamentare, rischia la galera?
Al momento non ha motivi di andare in galera, dal momento che non pende sul suo capo alcuna condanna.
Sì, ma è sotto processo. Escluderebbe un accanimento giudiziario?
In effetti, questo potrebbe essere uno dei motivi per cui qualcuno sta festeggiando più del dovuto…
Siete contrari al governo tecnico. Ma allora come si evita, nell’immediato, il default?
Non credo che l’Italia rischi la bancarotta. Questo è quanto vogliono farci credere. Abbiamo una situazione completamente diversa da quella greca, da quella spagnola e pure da quella argentina.
Eppure, i tassi di rendimento rischiano di continuare a sfondare la soglia del 7%. Se le banche italiane devono far concorrenza allo stato emettendo bond altrettanto convenienti, non potranno più prestare soldi a famiglie e imprese.
Bisogna capire per quanto tempo lo spread potrebbe essere così alto ma, soprattutto, chi è che lo tiene così alto. Ora: siccome quello che farà Monti è più o meno quello che avrebbe potuto fare anche Berlusconi, mi chiedo: perché se c’è Monti il mercato si fida e lo spread diminuisce? Sono convito che il mercato, a questo punto, possa tranquillamente fidarsi anche delle elezioni. Esattamente come in Spagna.
(Paolo Nessi)