Un discorso all’inizio commosso, molto sentito. “Civile” come ha detto Valter Veltroni, commentandolo a caldo. Silvio Berlusconi ieri ha registrato un videomessaggio da Palazzo Chigi, nel quale si è rivolto agli italiani. In esso il via libera al tentativo di Mario Monti. Silvio Berlusconi ha rivendicato il passo indietro, ma ha anche lanciato un monito: “Non m’arrendo”.



Il Cavaliere ha spiegato di essersi dimesso per senso di responsabilità e dello Stato, per evitare all’Italia un nuovo attacco della speculazione e senza mai essere stato sfiduciato dalla Camera e dal Senato dove c’è ancora una maggioranza, dove non è mai stato battuto da un voto negativo. Berlusconi non ha nascosto poi l’amarezza per le violente contestazioni nel giorno delle sue dimissioni: “E’ triste vedere che un gesto generoso e responsabile viene accolto con fischi e insulti”. Come dargli torto?



Il suo videomessaggio di ieri sera è stato coerente con le scelte degli ultimi giorni. Scelte responsabili, che riscattano tanti appannamenti degli ultimi due anni. Probabilmente il videomessaggio di ieri sera resterà davvero nella storia di questo Paese come un atto di grande serietà, un atto da uomo di Stato.

Berlusconi appartiene, da oggi a tutto tondo, alla categoria dei leader responsabili, che fra il destino del Paese e quello della propria parte, sanno capire che è meglio scegliere il primo. Anche se può costare moltissimo. Oggi e magari domani nelle urne.

Berlusconi sa che la situazione è drammatica e non è un caso che nel suo mondo i primi a farlo ragionare siano stati gli uomini del fare, coloro che vivono a contatto con le imprese. Da Ennio Doris a Fedele Confalonieri. Qui non è in ballo una leadership partitica, né una contesa di Palazzo. In questi giorni è in ballo il destino del nostro Paese. Quando lo spread dei nostri titoli di Stato con quelli tedeschi arriva dov’è arrivato mercoledì, l’Italia è a rischio fallimento. Ma non per modo di dire. Tecnicamente siamo arrivati ad uno 0,5 per cento dal rendimento che secondo la Banca d’Italia (e non un pericoloso catastrofista) rappresenta il limite del default. Cioè il fallimento. Il punto di non ritorno.



Il Presidente Giorgio Napolitano ha detto giustamente che è il momento del “massimo sforzo di responsabilità”, riconoscendo la “correttezza” del comportamento di Berlusconi. Mentre si rischia di essere molto ingiusti verso l’ex presidente del Consiglio, che comunque ha capito la gravità della situazione pur non essendo mai stato battuto in Parlamento.

A Napolitano va dato atto di non aver mai sbagliato una mossa, dimostrando imparzialità e sincero attaccamento ai destini della nostra patria. Il comportamento del Capo dello Stato (fin dal discorso al Meeting di Rimini) è stato segnato dalla volontà di ricostruire una coesione nazionale indispensabile in tempi di una inedita “guerra mondiale” economica e finanziaria. Una coesione ora vero contenuto programmatico del tentativo di Mario Monti.

A Berlusconi qualcosa di più dell’onore delle armi, l’apertura di un nuovo credito morale a un leader per cui il riscatto può avvenire in una fase nuova e difficile. Riscatto fondamentale per non disperdere ciò che di buono è stato fatto in questi anni. Tornando a pensare al futuro di questo Paese.  

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