Atteso alle ore 11 il decisivo incontro fra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente del Consiglio incaricato Mario Monti. Il premier in pectore salirà al Quirinale per sciogliere o meno le sue riserve sull’incarico affidatogli da Giorgio Napolitano nei giorni scorsi. Bisognerà verificare se è stato superato il discrimine posto dello stesso Mario Monti e cioè la possibilità di poter lavorare col suo eventuale esecutivo fino alla fine della legislatura, quindi fino al 2013, senza – insomma – un governo a tempo su cui penda la “Spada di Damocle” di uno smantellamento repentino. Le altre condizioni poste dall’ex rettore della Bocconi – note da tempo – erano incontrare la più vasta unità d’intenti da entrambi gli schieramenti, condicio sine qua non per un governo bipartisan di responsabilità nazionale. Nonostante il suo fosse stato indicato come un futuro governo tecnico, il professor Monti aveva altresì espresso il desiderio di poter contare sulla presenza – nel suo esecutivo – di personalità di spicco provenienti da entrambi gli ambienti politici.
Soluzioni che avevano fatto storcere la bocca da entrambe le sponde politiche, sia per la subitanea bocciatura di Gianni letta da parte della sinistra – che invoca una soluzione di continuità decisiva col trascorso governo – sia da parte del PDL che, di rimando a queste contrapposizioni, aveva espresso malumori riguardo alla candidatura di Giuliano Amato. Nonostante ciò, il coinvolgimento bipartisan chiesto da Monti si muove alla luce di una reale presa di responsabilità da parte degli opposti schieramenti. Presto vedremo se le fitte consultazioni di questi giorni abbiano sciolto o meno i nodi in proposito e se la papabile squadra di governo indicata da Mario Monti – sciolta la sua riserva – abbia trovato più consenso possibile.
A tale proposito, gli scontri vertevano più che altro sul ministero dell’Istruzione: il candidato numero uno – Lorenzo Ornaghi – non incontra le simpatie di alcuni settori della sinistra, che avevano rimarcato come un rettore di un’università privata come La Cattolica di Milano avrebbe avuto difficoltà di fronte allo scontento delle Statali e si vociferava di Francesco Profumo, presidente del CNR e rettore in uscita del Politecnico di Torino. Per il dicastero dell’Economia, parrebbe più sicuro l’incarico ad interim allo stesso premier Monti, in vantaggio sul rettore dell’Università di Milano Guido Tabellini. Sarà partita a due anche per il ministero della Giustizia. Per l’importante dicastero si susseguono i nomi di Cesare Mirabelli e Piero Alberto Capotosti: due personalità dal profilo professionale molto simile, entrambi ex-presidenti della Corte costituzionale, di formazione e fede cattolica, sono insigni giuristi di fama riconosciuta.
Per la poltrona del Ministero degli Esteri i nomi più gettonati rimangono quelli di Giuliano Amato – ma in discesa – e di Giampiero Massolo – 57 anni – diplomatico. All’Interno, netto sorpasso di Anna Maria Cancellieri, prefetto di lungo corso, su Carlo Mosca. Per i restanti dicasteri, rimane in auge il “ toto-ministri” dei giorni scorsi.
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