Corrado Passera, (Intesa Sanpaolo) allo Sviluppo economico e alle Infrastrutture; Lorenzo Ornaghi, (Cattolica), ai Beni culturali; Andrea Riccardi (Sant’Egidio) alla Cooperazione internazionale; e Antonio Catricalà, (Antitrust), come sottosegretario della Presidenza del Consiglio. Esclusi loro, la lista dei ministri letta da Mario Monti è costituta da nomi del tutto ignoti, salvo agli addetti ai lavori. “Tecnici”, per l’appunto. La loro scarsa fama alimenta la curiosità relativa ai propri “sponsor”. Non essendo direttamente collegabili ad alcun gruppo parlamentare, è difficile capire se la loro nomina sia il frutto di pressioni provenienti dai partiti. Secondo Peppino Caldarola, opinionista esperto di questioni politiche contattato da ilSussidiario.net, «pare che non ci sia alcun nome riconducibile al Pd; credo, in sostanza, che Bersani non sia riuscito a spuntarla su nessuno». Con qualche forzatura, «l’unico nome ascrivibile all’esperienza di centrosinistra potrebbe essere quello di Piero Giarda, neo ministro per i Rapporti con il Parlamento, personaggio molto legato all’ex premier Romano Prodi. Possiamo, poi, definire – ma con molto coraggio – “di sinistra” Fabrizio Barca, alla Coesione territoriale». In realtà, in molti hanno sempre associato anche Passera al centrosinistra.



«E’ un protagonista dell’economia italiana che, in effetti, viene considerato generalmente come manager di centrosinistra; tuttavia, la sua personalità è tale che difficilmente è riconducibile a logiche di partito. Direi che neanche questa nomina ha le caratteristiche per poter essere messa in relazione con il partito di Bersani». Secondo Caldarola, «possiamo veramente dire che si tratti del governo del Presidente, costituito da ministri effettivamente tecnici, nonché dotati di una certa caratura professionale e intellettuale. Un esecutivo del tutto sganciato dalla politica». Il Pd, a questo punto, avrà il suo bel da fare. «La situazione politico-sociale, nei prossimi mesi, sarà parecchio effervescente. Il governo dovrà adottare misure severe e, di conseguenza, potrebbe trovarsi in rotta di collisione con i sindacati. Di certo, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro punteranno a mantenere con le associazioni dei lavoratori ottimi rapporti; il che potrebbe determinare per Bersani alcune difficoltà». Si potrebbe, infatti, trovare tra incudine e martello. «Dovrà essere leale con il governo e tenersi stretti gli alleati».



Improbabile, invece, che possa trovarsi  a dover fronteggiare Monti come candidato, in futuro, del centrosinistra. «Il neo presidente del Consiglio va considerato come un altissimo funzionario dello Stato, una riserva della Repubblica da tenere fuori dalle logiche di schieramento di qualunque partito. Sarebbe un gravissimo errore se il centrosinistra, ma anche il centrodestra, decidessero di promuoverlo come proprio candidato».

Potrebbero candidarlo entrambi, tuttavia, ad un ruolo diverso. «Casomai, potrebbe accedere alla naturale successione di Giorgio Napolitano. Laddove dovesse riuscire a portare e termine il suo obiettivo, Romano Prodi, che attualmente viene indicato da molti come possibile prossimo capo dello Stato, sarebbe costretto ad una difficile competizione».  



 

(Paolo Nessi)

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