Antonio Catricalà è il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un ruolo che, se sarà ritagliato su quello del suo predecessore Gianni Letta, si rivelerà secondo solamente a quello del premier Mario Monti. In tal caso, spetterà a lui dirimere le controversie tra leader di partiti, ministri, e filtrare le pressioni che giungeranno dai diversi gruppi di potere, finanzieri, imprenditori, esponenti della politica locale e via dicendo. E, proprio di Gianni Letta, secondo alcuni rappresenterebbe l’emanazione nel governo tecnico incaricato dal presidente della Repubblica di verificare l’ipotesi di una compagine che vari le riforme richieste dall’Europa basandosi su una maggioranza allargata rispetto a quella uscita vincitrice dalle consultazioni del 2008. Su Letta, del resto, sarebbe stato messo il veto dai partiti sino a ieri all’opposizione. Avrebbe, infatti, rappresentato la perpetrazione del potere berlusconiano e l’assenza di un impegno a dare un segnale di discontinuità. Nato il 7 febbraio del’52, Catricalà attualmente è Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Dopo essersi laureato con lode, in giurisprudenza, a Roma, ha vinto un concorso grazie al quale è stato nominato assistente del professore Pietro Rescigno, della facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza. Superato il concorso di Consigliere di Stato dal 1982, è presidente di sezione del Consiglio di Stato in posizione di fuori ruolo dal 2006. Ha insegnato diritto privato, nelle vesti di professore a contratto, nella facoltà di Giurisprudenza dell’ Università degli studi di Roma Tor Vergata. Alla Luiss Guido Carli, invece, insegna a contratto Diritto dei consumatori all’Università LUISS Guido Carli. Ha, inoltre, collaborato con l’Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato Capo di Gabinetto e consigliere giuridico nei Ministeri.
All’interno dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è stato anche segretario generale. Al vertice dell’antitrust, invece, ha di recente denunciato le tanto sbandierate quanto mai realizzate liberalizzazioni, la cui assenza continuerebbe a gravare sulla nostra capacità di rilancio dell’economia.