La nomina del neo – premier Mario Monti come ministro senza portafoglio, per la poltrona degli Affari Europei, è andata a Enzo Moavero Milanesi: si tratta di un avvocato cinquantasettenne, finora giudice presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Già indicato nel toto – ministri, come probabile Sottosegretario alla presidenza del Consiglio – perché in stretti rapporti di conoscenza con lo stesso Mario Monti fin dai tempi del suo incarico nella Commissione UE – il mancato “Gianni Letta” del nuovo Presidente del Consiglio assume, però, un ruolo decisivo e delicatissimo, visti gli attuali e controversi rapporti fra il nostro Paese e Bruxelles. Oltre che come capo di gabinetto per l’Italia, al seguito dei commissari europei Pandolfi e dello stesso Monti, Enzo Moavero Milanesi è stato anche consigliere – dieci anni fa – dei Presidenti del Consiglio Amato e Ciampi. Sposato e padre di tre figli, Moavero si laureò in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, perfezionando i suoi studi prima negli Stati Uniti nella prestigiosa Yale poi in Belgio e in seguito ancora in USA, a Dallas. Specialista di Diritto internazionale e comunitario, ha spesso vissuto all’estero, divenendo un esperto di mercato e concorrenza. Prima dei trent’anni era già a lavoro nelle sedi della Direzione generale della Concorrenza presso quella che, allora, veniva chiamata CEE. Amato, nei primi anni ’90, gli affidò incarichi atti al coordinamento della politica economica italiana con quella comunitaria. Il premier Mario Monti lo volle con sé anche quando il professore prese il comando presso la Commissione alla concorrenza nell’UE; Moavero, subito dopo, venne nominato Segretario generale presso L’Unione europea. Si racconta che Enzo Moavero Milanesi discenda da quei Bocconi che, a Milano, fondarono l’omonima Università e la Rinascente. Avendo lavorato a fianco del nuovo Presidente del consiglio per quasi dieci anni – presso L’Unione europea – Moavero non dovrebbe certo avere problemi di dialogo col premier né gli manca la sua complice conoscenza per tessere ex – novo dei rapporti di reale credibilità fra l’Italia e Bruxelles. La tempra del valente “condottiero” non gli fa certo difetto, essendo stato anche tenente della Guardia di Finanza, congedandosi addirittura con un solenne encomio. In merito alla sua nomina, anche i consensi politici si susseguono: il suo elevato background tecnico traspare anche dai suoi numerosi studi.
Lungo tutta la famosa / famigerata lettera di Bruxelles all’Italia in 39 punti, c’è qualcosa che scorre per tutte le pagine e le frasi – a volte tacita, altre meno – quasi come un’intima richiesta nascosta fra le righe: la necessità di esprimere più chiaramente – profondamente – in modo lapalissiano, quasi, cosa il nostro Paese abbia veramente intenzione di fare per non perdere l’ultimo treno europeo. Non ci sono dubbi, si esprimono gli specialisti, che Moavero conosco la lingua e i termini giusti per provare a risultare esaustivo presso i Commissari dell’Unione Europea.