Nel solco tracciato, per la maggiore, dal nuovo Presidente del consiglio – uomini del mondo finanziario prestati alla politica – si muove anche la nomina al ministero per il Turismo e per lo Sport, scelta caduta su Piero Gnudi, bolognese di 73 anni. Di lui – però – si parla poco, nonostante il suo ingombrante curriculum sia conosciuto ai più e, per giunta, da decenni. Tanto per cominciare: è uno dei dirigenti d’azienda storici nel paese Italia, essendo stato anche presidente dell’Enel – per tre mandati consecutivi – fino ad alcuni mesi fa. Nella sua città natale si è laureato in Economia e commercio nel 1962 e, sempre nella città della Torre degli Asinelli e della splendida Piazza Maggiore, ha fondato un rinomato studio commercialista. Presente, in passato, nei consigli di amministrazione di Eni e UniCredit – fra i tanti – qualche anno fa è stato Consigliere per l’economia presso il dicastero dell’Industria. Per l’Iri – nel 1997 – ebbe l’incarico di monitorare le privatizzazioni dell’ente, rimanendovi fino al 2002. È fra i membri del direttivo di Confindustria ed è stato anche Consigliere di amministrazione del quotidiano Il Sole 24 Ore. Insomma, una carriera di assoluto rilievo e costellata di prestigiose responsabilità presso le società più importanti del nostro Paese, che adesso è necessario mettere al servizio di un settore decisivo per l’Italia: il turismo, che da solo vale circa il 7% del nostro prodotto interno lordo e che andrebbe decisamente rilanciato, con investimenti più capillari sul territorio e con indagini a macchia d’olio che si spingano fino a luoghi di naturale e risaputa bellezza, ma dimenticati – non si sa poi il motivo – da imprenditori e, soprattutto, istituzioni. Non sarebbe male mandare dei commissari ad indagare in giro per l’Italia sul perché – in zone dagli scenari mozzafiato, come certe coste della Sicilia meridionale, del basso Salento in Puglia, della Calabria (tanto per citarne alcune, visto che il nostro Paese abbonda di territori votati al turismo) – tali abbaglianti maestosità naturalistiche e dal mare cristallino siano abbandonate a se stesse, senza programmi di recupero ed ottimizzazione completi, senza un operato di concerto coi poteri delle infrastrutture, senza un virtuoso dialogo per indirizzare – localizzandoli meglio – i finanziamenti europei. Basta riempirsi di bile quando si va a fare un viaggio all’estero e, con risorse naturali molto meno belle e interessanti, si capisce come – invece – i nostri amici europei o extra – europei ne traggano i massimi vantaggi. Vitale – a tale proposito – sarà rimettere in riga alcune professionalità che da tempo immemore zampillano nel settore del turismo italiano, celate fra enti, associazioni e quant’altro e di cui intenti e operato sono mal documentati, ma ben presenti – invece – con paroloni e voci grosse qualora si tratti di spillare capitali: risorse che, stando ai risultati in alcune zone del Paese, non si sa bene dove siano andati a finire. Sarebbe più opportuno responsabilizzare e verificare, pena la chiusura a secco del rubinetto dei finanziamenti, il loro impatto sul territorio e sulla sua economia reale. 



Chiudiamo con una nota di colore che riguarda il nuovo Ministro per il Turismo e lo Sport, Piero Gnudi: è il suocero di Antonio Albanese, politico – ahinoi! – tristemente reale e credibile nei panni del tamarrissimo Cetto Laqualunque, che al nuovo ministro ha dato anche un nipotino. Speriamo che la sua buffa maschera non calzi più ai politici della nuova Italia.

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