Il governo Monti sembra piacere a tutti. A destra e a manca il professore della Bocconi viene salutato come il salvatore della patria. Le fiducie ricevute alla Camera e al Senato hanno visto cifre da record, mentre lo stesso Berlusconi, suo malgrado, gli ha dovuto attestare la propria stima. Certo, le differenze ci sono e sono significative. Tra i banchi dell’opposizione siede ormai solamente la Lega Nord che, unica tra i partiti presenti in Parlamento, ha deciso di non concedere la propria fiducia all’esecutivo chiamato a dar via a quell’operazione sistematica a continuativa sul nostro debito pubblico e sull’equilibrio dei nostri conti pubblici necessaria per dare ai mercati, alle istituzioni europee e agli investitori garanzie di solvenza e di affidabilità. A parte il Carroccio, sta di fatto che tutti gli altri partiti hanno deciso di dare all’ex Commissario europeo la possibilità di guidare la compagine governativa.



E sono decisamente pochissimi quelli che hanno  espresso il proprio disappunto in maniera decisa e convinta. Tra questi, val la pena ricordare due personaggi agli antipodi. Ma che, sulla questione, si ritrovano perfettamente d’accordo. Si tratta di Domenico Scilipoti, ex Idv passato al gruppo dei Responsabili per fungere da stampella al governo Berlusconi e di Beppe Grillo. Ieri Scilipoti, mentre l’Aula si accingeva a votare la fiducia e prima, durante le dichiarazioni di voto e la replica di Monti, si aggirava tra i banchi di Montecitorio con un vistoso fazzoletto nero al braccio. In segno di lutto (clicca qui per il video). Lo show è stato accompagnato dalla distribuzione di volantini che simulavano un manifesto funebre. C’era scritto «Oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Fuori dall’Aula ha spiegato ai cronisti che l’insediamento del governo tecnico corrisponde ad un commissariamento, ad un golpe, alla sospensione della democrazia. Il comico genovese, dal canto suo, ha spiegato, sulle pagine del proprio blog, che in Italia il colpo di Stato è una costante. Per decenni il nostro Paese ne avrebbe subiti svariati senza neanche rendersene conto.



Da Mussolini a Gelli, dall’insediamento del governo Ciampi al golpe Borghese del ’70 (in fase avanzata, ma annullato all’ultimo per circostanze mai chiarite), passando, ovviamente, per il sequestro e la morte di Aldo Moro e  i 17 anni berlusconiani. «Monti – conclude Grillo – potrà essere un onest’uomo, ma il suo governo è un colpo di Stato, l’ultimo dei tanti in questo Paese narcotizzato».

 

 

 

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