Il premier, a Cannes, in occasione del G20, si sta giocando le ultime carte. Per allentare il pressing di Francia e Germania, evitare il commissariamento, esorcizzare lo spettro del crack e fugare ogni ipotesi di dimissioni anticipate. Per tutto ciò, sarà determinante il maxiemendamento alla legge di stabilità, recante le misure indicate dall’Europa per fornire assicurazioni circa la nostra capacità di solvenza in relazione all’enorme debito pubblico. Tra i provvedimenti che il governo intende adottare, uno in particolare è dedicato ai giovani. «Una misura adeguata alle esigenze attuali. Ma che andrebbe inscritta in una piano strategico finalizzato a sostenere i giovani che intendano metter su famiglia», spiega Antonio De Napoli, portavoce del Forum nazionale dei giovani raggiunto da ilSussidiario.net. In ogni caso, il provvedimento consiste in un fondo di garanzia, istituito presso la presidenza del Consiglio, per i mutui finalizzati all’acquisto della prima casa. E indirizzato ai giovani e, in particolare, ai giovani precari. Attualmente non sono state indicate delle cifre. Tuttavia, entro 60 giorni il governo dovrà individuare i beni immobili da offrire come garanzia del fondo.
«Il discorso sulla prima casa va inserito in quello più generale dell’accesso al credito», continua De Napoli. Usciamo, infatti, dalla casa dei genitori sempre più tardi, ci laureiamo più tardi, troviamo lavoro più tardi, ci sposiamo più tardi e facciamo meno figli. L’accesso al credito è la vera chiave di svolta». Il problema, è che centinaia di migliaia di ragazzi, sono impossibilitati ad accedere a un mutuo o ad altre linee di credito. «Nella maggioranza dei casi devono andare in banca con mamma e papà; perché mettano una firma a copertura dei rischi di insolvenza. Il che accade anche, paradossalmente, in quei rari casi in cui i figli guadagnino più dei genitori. Ma, in ragione dei contratti stipulati con il proprio datore di lavoro – a progetto, a tempo determinato, piuttosto che partite iva – non possono dare agli istituti di credito sufficienti garanzie». La situazione rischia di rivelarsi drammatica non solo per gli under 35. «Se non si investe oggi sulle giovani generazioni, questo Paese non avrà futuro. Non avrà materialmente futuro. Se, infatti, mediamente le donne italiane fanno 1,2 figli a testa, come si può pensare di invertire il trend demografico senza consentire alle giovani coppie di costituire una famiglia completa?».
Secondo De Napoli, del resto, «l’emancipazione piena si raggiunte unicamente con l’autonomia abitativa. Non si tratta di un atteggiamento conflittuale rispetto alle generazioni precedenti, ma di una logica di equità generazionale. Un concetto, purtroppo sconosciuto, per lo più, alla politica. Che, d’altro canto, per la famiglia, da anni sta facendo poco e niente». Nonostante, essa, come è noto «sia l’unico ammortizzatore sociale realmente funzionante. Ma tra 20-30 anni, potrà dirsi altrettanto? Ancora prima di un futuro, quindi, è necessario dare un presene a questo paese».