Giuliano Cazzola, mentre se ne va via da Montecitorio, risponde cortesemente al cellulare, mentre risponde contemporaneamente a molti cronisti che gli chiedono un’opinione su quello che è avvenuto oggi. Numeri alla mano, la maggioranza non c’è proprio più. E’ ferma a 308 voti. Il rendiconto dello Stato è passato per una “concessione”, secondo alcuni, o “per un senso di responsabilità”, secondo la maggioranza degli osservatori. In simili circostanze, con gli occhi di tutta Europa puntati sull’Italia, sarebbe stato un definitivo “colpo al cuore” della credibilità della classe politica del Paese, se il rendiconto non fosse stato approvato.



E’ una fine triste, onorevole Cazzola, che ne pensa? Vi siete fermati a 308 voti e quindi alla Camera, per il Pdl è ormai una sorta di Far West.

Sì, non è un bel finale. Un giorno bisognerà ricostruire tutta questa vicenda. Anche se l’inizio va ricercato nella scissione di Gianfranco Fini. E’ stato in quel momento che si è messo in moto tutto. E oggi dobbiamo assistere solo alla parte finale di questa complessa storia.



Ma adesso, secondo lei, Silvio Berlusconi che cosa dovrebbe fare? Deve dare le dimissioni, passare la mano, fare un passo indietro come stanno ripetendo tutti da tempo?

A mio parere è passato questo momento del “passo indietro”. Lo doveva fare prima. Al momento deve giorcarsi la carta della fiducia legata alle richieste della Banca centrale europea. Quello che ha detto ieri è in fondo passare la “patata bollente” in mano all’opposizione, per vedere se approveranno le misure che ci richiedono.

Quindi lei crede che la partita possa essere ancora aperta?

Non dico questo. E’ evidente a tutti che la posizione della maggioranza in questo momento è molto precaria. Non ci sono più i voti alla Camera e quindi si possono trarre le inevitabili conseguenze. Tuttavia è giusto che Berlusconi affronti il voto di fiducia legandolo alle richieste della Bce, almeno si saprà che cosa l’Italia deve aspettarsi.



Perché dice questo?

La mia impressione è che in Europa, a questo punto ci tratteranno come la Grecia. Anzi ci chiederanno senza tanti giri di parole un governo.

Quindi lei pensa che non si andrà alle elezioni. Pensa che prima il Paese dovrà formare un governo?

Non è una riposta semplice, perché la situazione è molto complicata. Sono sicuro che ce lo chiederà l’Europa, poi bisognerà vedere come si formerà in Italia. Certo, per un senso di responsabilità, un governo bisogna cercare di farlo.

Al momento nella maggioranza che cosa si sta predisponendo? Il maxiemendamento è pronto?

Questa è una delle preoccupazioni maggiori. Perché questo maxiemendamento non è stato ancora ultimato, non è ancora completamente fatto. Ci sono divisioni all’interno della maggioranza. Non si sa bene dove andare a prendere i soldi. E in tutto questo c’è Giulio Tremonti che sembra in una posozione attendista. E su Tremonti è stato fatto un grave errore da parte di Berlusconi.

Quale esattamente?

Di fatto era l’unico che poteva e sapeva trattare a livello internazionale e nelle sedi europee. Delegittimarlo, così come è stato fatto, è stato un grave errore.

(Gianluigi Da Rold)

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