Silvio Berlusconi il giorno dopo. Dopo il clamoroso annuncio di dimissioni, giunto dopo la giornata più nera della legislatura cominciata nel 2008, quando il premier ha dovuto prendere atto, dopo il voto sul rendiconto di Stato, che la sua maggioranza non esiste più. Solo 308 voti infatti, dopo l’astensione di diversi esponenti del Pdl, bollati da Berlusconi come “traditori”. Quindi la salita al Colle, dove il capo del governo ha rimesso il suo mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, non prima però che venga approvata la legge stabilità per soddisfare l’Unione europea. Ieri notte poi un vertice immediato con i suoi uomini più fidati, per capire cosa fare adesso. Stamattina Berlusconi è intervenuto telefonicamente al programma di Maurizio Belpietro, Mattino 5, chiarendo subito che l’unica strada che lui vede per il futuro sono le elezioni anticipate. “Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più”. Berlusconi si è poi concesso anche al direttore de La Stampa e al Gr1. A tutti ha ribadito la sua linea politica, confermando che non si ricandiderà a prossime elezioni e che il suo successore designato esiste già, ed è l’attuale segretario del Pdl, Alfano. Ha poi voluto sottolineare il senso di responsabilità (“Ho anteposto gli interessi del Paese a quelli personali e della mia parte politica”) con cui ha gestito la crisi di ieri, andando a presentarsi al Capo dello Stato e soprattutto come ciò che conti adesso non è chi guidi o non guidi il governo, ma il bene del Paese. Il riferimento è alla necessità di approvare al più presto il decreto stabilità per soddisfare quanto chiede l’Unione europea in termini di risposta alla crisi. Sulla legge di stabilità ha poi detto che secondo lui non ci sarà bisogno di chiedere il voto di fiducia. Un possibile ok è già venuto dal segretario del Pd Bersani, che ha detto ieri sera che voteranno sì anche se contrari al contenuto del ddl. Ovviamente per un solo motivo: far sì che Berlusconi tenga fede a quanto promesso al Capo dello Stato nel più breve tempo possibile lasciando quindi la guida del governo.



Infine, Berlusconi ha ribadito come il Pdl gradirebbe il ritorno in maggioranza di forze centriste come l’Udc, ma che da parte loro è sempre venuto il veto a tale ipotesi. Nel frattempo si fanno largo voci di un governo tecnico a guida Mario Monti, ipotesi a cui Berlusconi si dichiara decisamente contrario.

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