Il tempo stringe, e per impedire al nostro sistema di fare la fine della Grecia occorrerà dare un’accelerata all’azione. A partire del maxiemendamento alla legge di stabilità contenente le misure richieste dall’Europa. La sua repentina approvazione pare rappresenti l’ultima possibilità per far sì che i mercati si calmino. E per invertire il trend nefasto, che ha visto lo spread sfiorare i 575 punti base, con tassi di rendimento per i nostri titoli oltre al 7 per cento. Il limite oltre il quale il rischio di fare la fine della Grecia diventa decisamente probabile. Per poter competere con tassi del genere, infatti, le banche devono emettere bond altrettanto appetibili. Con la conseguenza di non essere più in grado di assicurare l’erogazione del credito ai propri clienti. Il che avrebbe ripercussioni catastrofiche sull’economia. Ma perché la situazione torni ad essere accettabile è necessario che l’Italia dimostri ai mercati e alle istituzioni di essere in grado di compiere un’azione sistematica e prolungata sul debito pubblico. Che non può prescindere, appunto, dal varo delle misure chieste a gran voce dall’Ue. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha annunciato che il provvedimento sarà approvato entro questa settimana. Proporrà alla conferenza dei capigruppo, oggi pomeriggio, le date in cui procedere. Pare che in mattinata siano state le stesse opposizioni a chiedere al presidente di Palazzo Madama di farsi garante di un rapida approvazione del ddl. La presidente dei Senatori del Pd, Anna Finocchiaro, assieme agli omologhi



Giampiero D’Alia, Felice Bellisario e Giovanni Pistorio avrebbero chiesto a Schifani di «convocare con urgenza le conferenza dei capigruppo per definire modalità e tempi certi per l’approvazione del provvedimento in Aula». Anche dalla Camera giungono segnali di intesa per raggiungere un accordo nei tempi in assoluto più veloci possibili. Il vicepresidente del Pd, Enrico Letta, chiede un gesto di responsabilità comune e invita tutte le opposizioni a varare il provvedimento nell’arco, al massimo di 4 giorni, in tempi record, come avvenne pere la manovra di agosto.



Dario Franceschini, capogruppo a Montecitorio del Pd, fa sapere che il partito è disponibile a far sì che venga approvata entro la settimana, manifestando la disponibilità a venire in Parlamento anche il sabato e la domenica. Dello stesso avviso, i rappresentanti di Udc, Api, Fli,  e Lib-Dem che chiedono un percorso il più veloce possibile, «al fine di dare certezza al quadro economico-finanziario e agli investitori».

 

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