È, davvero, finita? Sì, anzi: probabilmente sì; forse, no. Tra le fila dell’opposizione, regna un oscuro presagio. Che la partita, cioè, sia ancora in mano al Cavaliere. E che non abbia alcuna intenzione di far le valigie. Le dimissioni le darà, è ufficiale. Su questo non ci piove. Ma poi? Interpellato da Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, fa sapere che il candidato premier del Pdl sarà Angelino Alfano. Poche ore dopo, al mattino, confida a Belpietro, su Canale 5 che «probabilmente» sarà Alfano. Ma saranno le consultazioni  interne al partito e tra gli iscritti a stabilirlo. Una marcia indietro che potrebbe tradire le sue reali intenzioni. Per il momento, secondo Nicola Piepoli, fondatore dell’omonimo istituto sondaggistico raggiunto da ilSussidiario.net c’è una sola certezza: «Gli italiani, a furor di popolo, vogliono le elezioni.  Le vuole il 49 per cento di loro». Le ipotesi alternative, di governo tecnico o transizione con un premier diverso dall’attuale ma con la medesima maggioranza, sono da escludersi: «Si tratta di opzioni scelte, rispettivamente dal 19 e dal 13 per cento degli italiani. Si va alle urne, quindi. C’è da scommetterci».
In tal caso, difficile dire chi avrà più chance di vittoria. «Se si votasse oggi, vincerebbe il centrosinistra. Con percentuali attorno al 43 per cento, mentre il centrodestra si attesterebbe sul 38. Tuttavia, le elezioni ci saranno, come minimo, tra tre mesi. Per allora, si sarà decantata la situazione. E non ci sarà più una parte vincente a priori». Lo spostamento di una serie di addendi, infatti, modificherebbe drasticamente la situazione. «Casini, per allora, potrebbe essersi schierato con qualcuno;  o, viceversa, alcune componenti del centrodestra potrebbero essersi staccate per aderire all’Udc. Tutto ciò, attualmente, non è prevedibile». Tuttavia, su quest’ultimo punto, va fatto un distinguo: «la probabilità che si crei, per allora, un terzo polo in cui confluiscano personalità come Montezemolo è molto bassa. Ma, se dovesse formarsi, avrebbe buone probabilità di intercettare una vasta area dell’elettorato moderato».



Resta da capire quanto sia realistico il timore dell’opposizione. Ovvero, che Berlusconi scompagini ancora una volta le carte in tavola e si ricandidi. «Non è assurdo», spiega Piepoli. «Anzi, è probabile. Fare un nuovo governo con Berlusconi presidente è un eventualità auspicata dal 7 per cento degli italiani. E da circa il 20 per cento degli elettori del centro destra». Se, invece, non sarà Berlusconi il candidato, secondo Piepoli non ci sono molte alternative a quanto indicato da Berlusconi stesso: «ha indicato Alfano e non risulta che, nel Dna del centrodestra, sia contemplabile il concetto di primarie.



(Paolo Nessi)

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