Il fatto che l’Italia stia attraversando una fase inedita e del tutto particolare è evidente a tutti. In seno all’opinione pubblica si sta alimentando il dibattito sull’attuale sospensione della democrazia che il Paese sta vivendo. Secondo Ernesto Galli Della Loggia, tale dibattito dovrà sfociare, prima o poi, nella definizione di un nuovo assetto di poteri, che determini limiti e competenze del presidente del Consiglio e di quello della Repubblica. Quest’ultimo, secondo Marco Olivetti, ha assunto, negli ultimi tempi il ruolo di «motore di riserva» che la stessa Costituzione gli attribuisce. Eugenio Scalfari si spinge oltre, arrivando a sostenere che al capo dello Stato dovrebbe spettare il compito di stabilire la composizione del governo. Sta di fatto che l’attuale confusione, secondo Aldo Loiodice, professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Bari interpellato da ilSussidiario.net nasce da un peccato originale: «tutto deriva – spiega – dall’ultima legge elettorale, in cui si è deciso di bloccare le liste. Il che ha determinato parlamentari nominati dai segretari dei partiti e non votati dal popolo italiano. Con un Parlamento così costituito, privo di un rapporto reale con gli elettori, la politica si è “persa per strada”». Il presidente della Repubblica, come in molti riconoscono, in questa situazione, avrebbe svolto un’attività suppletiva. «È stato costretto a salvare la democrazia italiana in ragione dell’incapacità dei politici di farlo». Certo, anche Loiodice riconosce che, quella di adesso, non si possa chiamare propriamente democrazia.



«Essa, però – aggiunge -, è stata parzialmente sospesa quando si è deciso si spogliare i cittadini della facoltà di votare i propri candidati. E’ chiaro che, nel momento in cui i parlamentari rispondono ai capi partito, se non sono capaci di raggiungere un accordo tra di loro e di individuare una maggioranza, il presidente della Repubblica ha il dovere di intervenire per salvaguardare l’equilibrio istituzionale». Avrebbe potuto farlo sciogliendo la Camere e indicendo nuove elezioni. «Queste, tuttavia, con l’attuale legge elettorale, si sarebbero rivelate una nuova tragedia». Quindi? Come se ne esce? «Il referendum già approvato dalla Cassazione, e a febbraio al vaglio della Corte costituzionale – afferma – , potrebbe essere il punto di partenza per il rinnovamento».  In ogni caso, anche se «il governo tecnico non ha alcuna legittimità democratica, va ricordato che è stato appoggiato dalla maggioranza del Parlamento, che ha gli ha votato la fiducia. Il presidente della Repubblica ha fatto una proposta che il Parlamento ha accettato».



Tornando, quindi, al ruolo di Napolitano, Loiodice ricorda che «in punta di diritto, ha il dovere di garantire l’equilibrio costituzionale, messo in crisi quando Berlusconi ha perso la maggioranza. Si tratta di un residuo dei poteri della monarchia che la Costituente decise di conservare in capo al presidente della Repubblica per i momenti di estrema necessità, laddove l’emergenza fosse quella di salvare il Paese».   

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