Sconto sull’Imu per le famiglie, prelievo maggiorato sui capitali scudati, contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro e, forse, una nuova tassa sui conti correnti. Le modifiche alla manovra, che sta per arrivare nell’Aula della Camera dopo l’intenso lavoro delle commissioni, sono molteplici. I saldi, come d’accordo, restano invariati. «La volontà del governo di andare incontro alle forze politiche è stata evidente – spiega Stefano Folli a IlSussidiario.net –. Le proposte di modifica di buon senso, che non prevedevano ritardi o stravolgimenti, hanno trovato ascolto. Su alcuni dettagli la discussione potrà proseguire, dopodiché sul voto verrà sicuramente posta la questione di fiducia».
Si apre una fase di maggiore collaborazione tra l’esecutivo e i partiti, in cui l'”asse” Casini-Alfano-Bersani è destinato a consolidarsi?
Non parlerei di asse, ma di sicuro tra queste forze c’è stato un oggettivo avvicinamento. D’altra parte era nella logica delle cose. Un governo che affronta una situazione così complessa non può reggere a lungo se è supportato da una maggioranza che non si definisce nemmeno come tale.
D’ora in poi occorrerà comunque maggiore coraggio e volontà nel qualificarsi e nell’assumersi le proprie responsabilità. Questa probabilmente non sarà mai una vera e propria maggioranza politica, ma non potrà certo tornare a incontrarsi di nascosto.
All’interno di Pdl e Pd hanno saputo farsi spazio le voci più favorevoli a questo nuovo corso?
Direi di sì. D’altra parte la necessità di fronteggiare una situazione che ha oggettivi margini di difficoltà impone un certo comportamento e le ricette che si rifanno agli obiettivi di fondo del governo finiscono per prevalere. E se questo “comportamento obbligato” da un lato tende a far emergere l’equilibrio e la collaborazione, dall’altro isola le spinte populistiche, che finiscono col trovare come unico sbocco quei partiti che hanno fatto scelte diverse come Lega Nord e Idv.
A questo proposito, nel centrodestra, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Bossi, l’alleanza tra Pdl e il Carroccio è da considerarsi definitivamente conclusa?
Non c’è dubbio che stiamo assistendo a un’evoluzione del rapporto tra queste due forze. La lunga stagione dell’alleanza tra la Lega non tanto con il Pdl, ma con Silvio Berlusconi, penso sia davvero finita.
A Umberto Bossi ora non resta che l’ipotesi identitaria. Una strada che riduce però il Carroccio a partito localista, in contraddizione con il progetto perseguito negli ultimi anni che cercava di farlo diventare una forza nazionale.
Specularmente, nel centrosinistra la rottura tra Pd e Idv e tra Pd e mondo sindacale è annunciata?
A livello politico la rottura tra Bersani e Di Pietro è dietro l’angolo, mentre Vendola non sembra voler pregiudicare i rapporti per il futuro.
Per quanto riguarda invece i sindacati, i rapporti con il principale partito della sinistra italiana sono sicuramente molto tesi. Questo fatto dovrebbe però portare la sinistra a una profonda revisione non solo politica, ma anche culturale, del suo essere forza di governo. Se questo ammodernamento non dovesse esserci, l’esperienza del governo Monti alla lunga potrebbe risultare distruttiva per quest’area politica.
Se le vecchie alleanze vengono lentamente archiviate, nell’area di centrodestra come procedono i lavori per la nascita del cosiddetto Partito Popolare Europeo italiano?
Penso che una forza moderata che si rispecchi nel Partito Popolare Europeo e abbracci il complesso delle forze che in Italia si richiamano al popolarismosia l’approdo naturale. Detto questo, mi sembra che l’obiettivo sia ancora lontano dall’essere raggiunto. Molto comunque dipenderà dalla prossima legge elettorale.
Ritiene credibile, a questo proposito, l’ipotesi di una nuova legge sul modello spagnolo che possa mettere d’accordo i partiti che sostengono il governo Monti?
Direi di no, anche se per fare delle previsioni su questo argomento bisogna attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità dei quesiti.
Sarebbe molto diverso, infatti, se la politica dovesse trovarsi a legiferare in fretta o se avesse più tempo a disposizione perché i quesiti sono stati rigettati.
A questo verdetto manca circa un mese. Per ora possiamo limitarci a prevedere che l’attuale legge molto probabilmente verrà superata.
Da ultimo, nel Pdl e nel Pd non sembra più un tabù l’ipotesi che alcune personalità di questo governo possano rimanere in politica anche al termine di questo mandato.
È vero, ma è un dibattito che francamente non mi appassiona. È evidente, a mio avviso, che alcuni ministri potranno proseguire il loro impegno, che è già politico. Davvero possiamo considerare ancora tecnico un governo che per un anno in mezzo debba affrontare un’emergenza come quella in cui si trova il Paese?
Piuttosto sarà interessante vedere in che modo il nostro sistema politico evolverà e si riassesterà. Stiamo vivendo una stagione senza precedenti e dagli esiti imprevedibili. Possiamo solo augurarci che i cambiamenti siano sensibili perché, per quanto abbiamo visto, ce n’è davvero bisogno.
(Carlo Melato)