Dall’alleanza con la Lega di Umberto Bossi ai rapporti con Giulio Tremonti, dalla legge elettorale al rapporto con l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Silvio Berlusconi torna sulla scena partecipando alla presentazione al Tempio di Adriano del libro di Bruno Vespa “Questo amore”, intervistato dall’autore, da Massimo Franco e Stefano Folli.
“Monti è disperato, con il suo decreto sta facendo marcia indietro su tutto”, ha dichiarato il Cavaliere, confermando però che il suo partito voterà la manovra (“se votassimo no al provvedimento che siamo riusciti a cambiare in molti punti, creeremmo un danno al Paese”). Allo stesso tempo Berlusconi ha confessato di non avere ancora deciso se domani prenderà la parola in Aula. “E’ difficile in questa situazione. Ci sono moltissime norme contrarie agli ideali dei veri liberali come noi. Innanzitutto “pacta servanda sunt“. Non si possono cambiare i diritti acquisiti, questo riguarda sia le pensioni, sia il trattamento patrimoniale continuativo dei capitali rientrato grazie allo scudo fiscale. Lo Stato così viene meno alla sua parola. Gli evasori non sono simpatici a nessuno, ma uno Stato serio queste cose non le deve fare”.
Inevitabile poi un affondo sul Carroccio. La Lega è stata un freno nell’attività di governo, ha spiegato l’ex premier. A cominciare dalle pensioni su cui non fu possibile nemmeno iniziare a discuterne. Un giudizio netto che riguarda anche l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Persona capace che però ha sempre frequentato le manifestazioni e le feste leghiste, tralasciando quelle del suo partito. Alle stringenti domande di Massimo Franco sull’ex titolare di via XX Settembre, l’ex Presidente del Consiglio ha preferito però non rispondere (“Mi taccio, perché una mia risposta avrebbe conseguenze negative).
Incalzato dagli autorevoli giornalisti presenti, Silvio Berlusconi ha voluto però chiarire. Nonostante le frasi “ruvide e rustiche” di Umberto Bossi (“Se vedo Berlusconi mi metto a ridere, appoggia un governo che fa il contrario di quello che dice lui… Ormai è alleato ai comunisti”) l’alleanza tra Pdl e Lega non è da considerarsi conclusa. “Oggi non sono riuscito a vedere Bossi. La Lega la conosciamo. E’ tornata al suo carattere di sempre, che in passato ero riuscito a contenere. In questo momento sta cercando di aumentare il proprio consenso elettorale, tant’è che in poche settimane ha conquistato un punto e mezzo. Quando però si tornerà a votare alle amministrative, anche loro sanno che da soli perdono e fanno perdere anche noi. Perciò saremo nuovamente alleati. Non sono dei masochisti”.
E l’Udc? “Sarà costretta a stare nel centrodestra. Il suo è un elettorato moderati e cattolici. Quando si allearono alla sinistra in Piemonte, guarda caso, persero la metà dei propri elettori… Non solo, il loro mancato ingresso nel Pdl fu dovuto a un diktati di Gianfranco Fini che impose la rinuncia al nome e al simbolo”.
Berlusconi è poi tornato sul dibattito interno al Pdl sul nuovo nome del partito. “Abbiamo soltanto un problema riguardante l’acronimo. Popolo e Libertà sono due parole bellissime. Ma la nostra forza politica viene sempre citata come Pdl, e spesso e volentieri, come “la Pdl”.
Un problema che Forza Italia non ha mai avuto. Non toccherà comunque a me decidere”.
Parole di miele poi per il neo segretario, Angelino Alfano. “Non c’è un militante o un dirigente che dopo aver sentito parlare Alfano mi abbia detto di non essere convinto di questa scelta”. E un’apertura convinta alle primarie. “Le faremo sul modello americano: votano tutti gli iscritti. Per ora sono un milione e duecento mila, ma il numero è in crescita”.