La batosta causata dalla reintroduzione dell’Ici (inglobata nell’Imu) sarà un po’ più lieve per le famiglie con figli. Nel pacchetto di emendamenti alla manovra Monti, infatti, sono previste detrazioni che riconoscono il carico familiare effettivo. Si tratta di uno sgravio pari a 50 euro per ciascun figlio che non abbia più di 26 anni, che abbia la residenza nell’abitazione principale e sia a carico. L’importo delle detrazioni per figli non potrà superare i 400 euro (che, in ogni caso, rappresentano il caso limite di una famiglia con 8 figli) mentre restano invariata la detrazione base di 200 euro e le due aliquote: 0,4% per mille sulla prima casa, 0,76 sulla seconda. Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, interpellato da ilSussidiario.net, si è detto particolarmente soddisfatto del provvedimento. «Siamo positivamente colpiti dal tipo di aggiustamento che è stato fatto. Una volta che si è deciso di tassare la prima casa, si è almeno riconosciuto il criterio di equità in base al quale 100mq rappresentano, per due persone, un “lusso”, mentre per una famiglia di 6 persone sono il minimo indispensabile. La manovra originaria non lo riconosceva».



L’intervento ha un’altra caratteristica particolarmente apprezzata dal Forum. «La tassazione non è stata sottoposta in nessun modo al criterio del reddito. È rigorosamente improntato all’equità orizzontale. Ovvero, contempla il fatto che la variabile principale di cui tener conto è il carico familiare. Mettere a confronto, a parità di reddito, chi ha figli con chi non ce li ha è un elemento qualificante delle politiche familiari». Qualcosa in più poteva essere fatto: «Forse – aggiunge -, la soglia di esenzione poteva essere estesa anche ai figli di età superiore ai 26 anni. In Italia abbiamo uno scenario drammatico di numerose famiglie che hanno al loro interno giovani oltre questa età che vivono ancora in condizioni di dipendenza. Tuttavia, bisogna ammettere che la norma correttiva, dato l’importo, è tutt’altro che simbolica».



Dell’emanazione di tale norma, il Forum è stato protagonista. «L’abbiamo richiesta con forza e collaborato con alcuni parlamentari che, nell’ambito della Commissione finanze, sono intervenuti. Va riconosciuto che c’è stato un dialogo virtuoso tra la società civile, la politica e il governo tecnico». Purtroppo, può definirsi il classico ago in un pagliaio. «Si tratta, in effetti, dell’unica misura orientata esplicitamente al bene della famiglia. Per il resto, la manovra è connotata da un significativo aggravio fiscale. In particolare, l’aumento dell’Iva colpirà i consumi pesando sulle famiglie con più figli».



Resta moltissimo da fare. «Ciò che è prioritario è la riforma del fisco. Noi crediamo che, sul modello tedesco, i soldi spesi per l’educazione dei figli e per i carichi familiari non vadano tassati». Un esempio? «In una famiglia di 6 persone, circa 30mila euro di reddito non dovrebbero essere, secondo la nostra proposta, tassati». Incentivare politiche di questo genere non è una velleità: «un Paese con un inverno demografico come il nostro, agli ultimi posti nella classifica della natalità mondiale, non è in grado di progettare il proprio futuro. Siamo tra i pochi che ci ostiniamo a insistere in un atteggiamento restrittivo che ci rende incapaci di invertire il trend; come, invece, sono riusciti a fare anche paesi tradizionalmente tutt’altro “family friendly”, come la Francia e o la Scandinavia. Dove il tasso di natalità è tornato ad essere di due bambini per donna, il minimo indispensabile per garantire l’equilibrio della piramide sociale». 

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