Da quando la Lega è tornata all’opposizione, si pensava che i malumori interni sarebbero – almeno pubblicamente – scomparsi e che i dissidi intestini sarebbero stati ricomposti nella necessità di mostrarsi compatti per tamponare l’emorragia di voti che si è creata negli anni di governo. Ma, a poche settimane dall’insediamento del governo Monti, qualcosa sta riemergendo. Maroni, tornato a occuparsi del partito, ha detto che occorre indire un assemblea per indicare il nuovo capogruppo della Lega a Montecitorio. Va da sé che quel ruolo se lo sente ritagliato su misura. Tanto più che, ad occuparlo attualmente, è Marco Reguzzoni, tra i suoi principali antagonisti interni, figurando tra i fedelissimi di Umberto Bossi. I rivali del quale, in seno al partito, sono appunto guidati da Maroni. La replica immediata del Senatur è stata: «abbiamo altro cui pensare». Marco Cremonesi, inviato de Il Corriere della Sera, raggiunto da ilSussidiario.net, fa il punto sulla situazione interna al Carroccio, e spiega: «Che Bossi esiti a metter mano all’avvicendamento è noto. Forse, perché  teme l’offensiva decisamente vistosa di Maroni». Che, ultimamente, sta mostrando, in effetti, un determinato attivismo per tutto il Nord Italia. «Diversamente dal passato, quando era ministro, si sta dedicando alle “serate di territorio”. Domani, ad esempio, sarà a Treviso. Prima con gli industriali, poi, incontrerà il partito. La settimana scorsa è stato a Milano e, nonostante non sia mai stata una piazza facilissima per la Lega, ha riscontrato grandi successi. In un incontro pubblico, ha riempito l’auditorium di via Corridoni».
Bossi, dal canto suo osserva con attenzione le mosse del suo numero due. «Non credo che, al momento, intenda concedergli nuove occasioni di visibilità. C’è tutta un parte della Lega – Cerchio magico o Clan di Gemonio, che dir si voglia – che sostiene che intenda costruire un nuovo partito, realizzato a propria misura. A prescindere dal fatto che l’ipotesi sia o meno vera, Bossi non può fare a meno di essere condizionato da simili voci». Per differenziarsi dal capo delle Lega, pare anche che Maroni abbia ripreso i contatti con Berlusconi. «Non credo che in questo momento stia effettivamente tentando di ricostruire un ponte. Bisogna ricordare che l’ex ministro dell’Interno ha sempre interloquito con tutti, molto più di Bossi, anche con la sinistra. E che è in buoni rapporti con i leader di tutte le forze politiche». Secondo Cremonesi, il riavvicinamento ci  sarà, ma non subito.



«Sarà necessario attendere, almeno, le amministrative. Molti nella Lega sono convinti che sia necessario correre da soli. In alcuni casi, come a Verona, per vincere. In altri, per perdere, ma dimostrare di essere indispensabili e poter trattare in seguito da una posizione di forza in vista delle elezioni politiche del 2013». Prima di sanare la frattura, sarà necessaria un’altra operazione. «Lo spirito leghista più ruspante, quello rappresentato dagli amministratori locali, in tre anni di governo è stato decisamente penalizzato. Manovra dopo manovra si sono visti ridurre i propri margini d’azione. Sarà necessario tornare a valorizzarli. Dal momento che rappresentano gran parte della base».

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