Se la Lega sceglie la strada dell’opposizione dura e pura, che rispolvera i cartelli, le urla in Aula e le pregiudiziali di costituzionalità, Pd e Pdl si  apprestano a votare la manovra del governo Monti, parzialmente corretta, senza nascondere tutti i propri dubbi. «Non servivano certo degli scienziati per capire che si può fare cassa tassando la prima casa agli italiani – spiega l’On. Maurizio Lupi a IlSussidiario.net –. Per questo, le perplessità nei confronti di una manovra che ha aumentato la pressione fiscale in maniera spropositata, portandola oltre il 45%, rimangono tutte. In una situazione come questa, però, abbiamo deciso di fare tutto il possibile per renderla più equa nella sua richiesta di sacrifici».



Cosa avete ottenuto?
 
La battaglia che il Pdl ha portato avanti in Commissione Bilancio ha fatto sì che venisse introdotto nella legislazione italiana un principio innovativo: il Fattore Famiglia.
Nel calcolo dell’Imu, la nuova Ici, bisognerà perciò tenere conto del numero dei figli a carico. È infatti prevista una detrazione, da sommare a quella di 200 euro uguale per tutti, pari a un valore di 50 euro per ogni figlio, fino a un massimo di 400 euro.
Penso che questa modifica abbia una portata rivoluzionaria al pari del “5 per mille” che, secondo il principio di sussidiarietà, affermò la possibilità di scegliere a chi destinare una quota delle tasse pagate, senza prevedere alcun aumento.
Tornando alla manovra, comunque, questa novità non riguarderà soltanto l’Imu, ma anche l’Isee.



Ci spieghi meglio.

Anche nel calcolo dell’indicatore della situazione economica di una famiglia, oltre alla variabile economica quantitativa, il reddito, entrerà quella qualitativa, ovvero la composizione del nucleo famigliare. E credo che questo rimarrà un punto di riferimento importante anche per il futuro.
Detto questo, i miglioramenti fondamentali che abbiamo ottenuto non cancellano tutti gli altri nostri motivi di critica.

Il vostro quindi non sarà un sostegno convinto?

Intendiamoci, il governo Monti non è il nostro governo. È, come ho già detto, un esecutivo d’“emergenza”, o di “impegno nazionale” che si basa su una fase di oggettiva sospensione della democrazia. L’anomalia è evidente se su 630 deputati, 570 sono alla maggioranza e solo 60 all’opposizione. Questo non bisogna dimenticarlo.
Ad ogni modo, la situazione in cui versa il Paese ci ha imposto e ci impone di far prevalere sui legittimi interessi del proprio partito, del proprio elettore o del proprio ragionamento, il bene comune. Questo non significa spegnere il cervello, ma assumersi le proprie responsabilità senza far mancare il proprio contributo in termini di proposte e di critica. Ecco perché, non condividendone la totalità, abbiamo chiesto che venga posta la questione di fiducia proprio sulla manovra, ma la voteremo. E con lo stesso atteggiamento ci apprestiamo ad affrontare nodi cruciali come la crescita, lo sviluppo e i giovani.



Quali sono le vostre proposte in questo senso?

Innanzitutto, nei prossimi giorni incontrerò il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e gli chiederò che venga posta la sua firma sul decreto attuativo che Mariastella Gelmini aveva predisposto sul tema della formazione dei giovani insegnanti. Il governo su questo e sui prossimi argomenti in discussione dovrà continuare a confrontarsi perché non avrà nessun voto a scatola chiusa.

Da ultimo un chiarimento. Le ultime dichiarazioni di Umberto Bossi devono lasciare intendere che tra Lega Nord e Popolo della Libertà l’alleanza è definitivamente conclusa?

Io continuo a ritenerla un’alleanza fondamentale che in questo momento è soltanto sospesa a livello nazionale. È nostra responsabilità e dovere, a questo punto, ricostruirla a partire da fondamenta solide.
È questa la nostra strada. Non ci divide, infatti, il giudizio su ciò che è accaduto, ma un’impostazione politica diversa. Per noi l’Italia è un valore da anteporre al legittimo interesse particolare. Per la Lega prevale invece l’aspetto identitario e territoriale. Non bisogna comunque demordere, l’obiettivo resta quello di costruire un’alleanza ancora più forte di quella del passato.

(Carlo Melato)