Alla Camera dei Deputati il governo di “impegno nazionale” presieduto da Mario Monti ha appena ottenuto la fiducia sulla manovra finanziaria con una maggioranza larghissima. Su 587 deputati presenti i voti favorevoli sono stati ben 495, mentre solo 88 sono stati quelli contrari (4 gli astenuti).
Un risultato annunciato alla vigilia dato che l’opposizione al governo viene condotta soltanto da due partiti, la Lega Nord e l’Italia dei Valori.
Certo, un’opposizione rumorosa, visto quello che è successo al Senato e alla Camera in questi giorni. I parlamentari del Carroccio hanno infatti rispolverato tutti i mezzi da “partito di lotta”: dai cartelli, alle urla e in qualche caso gli insulti rivolti al presidente della Camera, Gianfranco Fini, (che sono costati anche qualche espulsione).
Ora proseguiranno i lavori. Prima l’esame degli ordini del giorno, poi in serata le dichiarazioni di voto che anticiperanno la votazione finale sulla manovra (il risultato è previsto intorno alle ore 20). Anche in questo caso non dovrebbero esserci sorprese, dati i numeri in gioco. La manovra andrà poi al Senato per essere approvata prima di Natale.
Nonostante l’appoggio di Pd, Pdl e Terzo Polo non sono certo mancati i distinguo. Il Partito Democratico ha chiesto maggiore coraggio sul tema delle liberalizzazioni e ha invitato il premier Monti, per bocca dell’On. Dario Franceschini, a chiudere la fase in cui il professore e senatore a vita distingue ancora tra il “noi” (riferito ai tecnici) e il “voi” (riferito alla classe politica). Un atteggiamento che anche secondo il capogruppo del Pdl, On. Fabrizio Cicchitto, risulta sempre più “altezzoso e strafottente”.
Ma non è solo sui toni che i due principali partiti stanno indirizzando le loro critiche all’attuale esecutivo. Il Pd ha criticato la scarsa attenzione verso i lavoratori precoci e ha sottolineato il fatto che i sacrifici chiesti al mondo del lavoro che non hanno avuto lo stesso peso nei confronti degli ordini professionali.
Nel campo del Pdl, invece, basta rileggere le dichiarazioni di Silvio Berlusconi di ieri sera per capire che il centrodestra non brilla per l’entusiasmo.
Il giudizio negativo sul patto violato dallo Stato con i cittadini nell’ambito dei capitali scudati e delle pensioni è stato netto (“Pacta sunt servanda, uno stato non può comportarsi così”. Non solo, secondo l’ex presidente del Consiglio, “Monti è disperato” perché senza una riforma costituzionale seria resterà un Paese ingovernabile, al di là di chi sarà a Palazzo Chigi.
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