Massimo Franco, bravo editorialista del Corriere della Sera, osserva con freddezza l’evolversi della situazione politica italiana dopo il voto di fiducia al Governo di Mario Monti.
Scusi Franco, recentemente lei ha fatto notare che l’insediamento del Governo Monti e la manovra varata hanno tolto degli alibi ad altri Paesi europei, quando indicavano l’Italia come l’imputato principale della crisi dell’Eurozona. In effetti, oggi la Francia e la stessa Germania, dopo la raffica di downgrade ad alcune grandi banche, sembrano meno spavalde, se così si può dire. Anche le previsioni di crescita, riviste al ribasso, consigliano forse più prudenza nei giudizi
Io credo che l’Italia avesse bisogno di questo Governo. Avesse bisogno di un Governo che ridiventasse interlocutore importante in Europa. C’era una questione di credibilità, ma esisteva anche la necessità di ricreare spazi di manovra più ampi nell’Eurozona. Insomma di allargare il campo. Se cerchiamo di osservare quello che è accaduto e che ancora abbiamo sotto gli occhi, possiamo dire che l’asse di fatto, come viene chiamato, franco-tedesco è figlio diretto della crisi delle istituzioni europee. Ora il Governo di Mario Monti ha la credibilità e la possibilità di inserirsi a pieno titolo nel dibattito e nella scelta delle soluzioni da prendere in Europa. Non dico che sia in grado di incrinare l’accordo tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ma ora c’è la possibilità che il gioco si sia allargato e si possa allargare ancora di più.
Ma lei non crede che l’Europa e l’asse franco-tedesco si siano indeboliti con l’uscita della Gran Bretagna?
No, non condivido questa analisi. L’uscita della Gran Bretagna indebolisce solamente il premier britannico David Cameron. Non riuscirà a salvare le banche della City, non ce la farà. In più si appannerà il rapporto tra Gran Bretagna e Stati Uniti, perché questi ultimi si rivolgeranno all’Eurozona. Ma i rischi per Cameron non si limitano solo a questo. L’export britannico, per il 47 percento, è rivolto verso l’Eurozona. Che cosa sta facendo Cameron la guerra al suo paese ? Non trascuriamo poi i problemi politici interni, perché il suo vice, Nick Clegg, è un europeista convinto. Cameron ha imboccato una strada rischiosa e probabilmente sbagliata.
Veniamo ai problemi politici italiani. Oggi la fiducia è passata, ma in questo periodo il Governo di Mario Monti, dal giorno del suo insediamento, ha perso 61 voti. Sono adesso 88 i parlamentari contrari. Oltre all’Italia dei valori di Antonio di Di Pietro, ci sono stati 23 deputati del Pdl contro e un paio sono pure del Pd. Si può dire che sta cominciando una sgretolamento?
Non mi pare che si possa parlare di sgretolamento. Io vedo in questo voto, meno plebiscitario del precedente, il segno che qualcuno comincia ad avere paura. E’ un segnale che viene dai partiti.
In effetti, il Governo sembra aver prodotto una doppia spaccatura all’interno degli schieramenti politici. Sul versante del centrodestra si aggrava la crisi nei rapporti tra Pdl e Lega Nord. E’ sufficiente ascoltare le dichiarazioni di Roberto Maroni, che dice chiaramente che alle amministrative si potrebbe andare al voto separati. Ma sul versante del centrosinistra, si acuisce anche la differente opposizione dell’Italia dei valori rispetto al Pd. In aula, Dario Franceschini ha attaccato apertamente l’Idv.
Il problema reale è che questo Governo sta scomponendo le due maggioranze presenti in aula. O, forse, non le scompone neppure, ma mette in luce le loro contraddizioni, fa capire i loro contrasti, identifica e mette a nudo le differenze. C’è, tra gli analisti e gli osservatori di politica, chi tende a dire che questo governo rappresenti una sorta di parentesi, ma poi tutto ritornerà come prima. Io non credo che possa avvenire questo, che ci si trovi solamente di fronte a una sorta di parentesi. A mio avviso questo Governo con la sua azione, la sua presenza e quello che rappresenta oggi per l’opinione pubblica, apre uno scenario nuovo nella politica italiana. E’ possibile, oserei dire probabile, che dopo il Governo di Monti la politica italiana è destinata a cambiare, di molto, anche rispetto ai partiti attuali e ai suoi protagonisti.
L’impressione è che gli attuali partiti prendano questo Governo come una sorta di “paravento” in un momento difficile, pensando alle prossime scadenze elettorali. Dalle dichiarazioni che si sentono, da Silvio Berlusconi a Pierluigi Bersani, sembra che stiano già pensando al dopo. E oggi con un po’ di anticipo rispetto alle dichiarazioni di quindici giorni fa. La domanda che le faccio a questo punto è: il Governo reggerà sino alla fine della legislatura?
Dipenderà innanzitutto da Mario Monti e dal suo Governo. Dipende da quello che farà e riuscirà a realizzare. E’ evidente che la manovra è stata pesante e peserà sugli italiani. Manca quella che tutti chiamano “seconda parte” della manovra, una seconda fase che riguarda come creare le condizioni per una ripresa, per una crescita. C’è anche da registrare questo stop, questa mancata soluzione sulle privatizzazioni. Le difficoltà ci sono. Ma se Monti riesca a realizzare questa seconda parte della manovra, a mio avviso il Governo termina la legislatura. Altrimenti il Governo può cadere, soprattutto se la situazione economica internazionale, generale, peggiorasse e si dovesse ricorrere ancora a un’altra manovra di rigore. Ma lo scenario dipende dal contesto economico e finanziario complessivo e da Mario Monti. I partiti delle due maggioranze, al momento, sollevano alcuni appunti, ma la fiducia la danno. Perché conviene a loro che vada così.