Tremonti, ieri, dopo settimane interminabili in cui si è trincerato nel più assoluto silenzio, ha parlato. Ospite dell’Annunziata, ha detto la sua sulla manovra Monti. Affermando che il governo Berlusconi avrebbe tranquillamente potuta farla. E farla meglio. Senza, cioè, basarla prevalentemente sull’aggravio fiscale, e introducendo anche misure per la crescita, che dall’attuale provvedimento sono del tutto assenti. Guarda caso, le medesime accuse – glielo ha fatto notare anche la conduttrice – che sono sempre state rivolte all’ex ministro dell’Economia. In ogni caso, vien da chiedersi: se il governo Berlusconi avrebbe potuto fare la manovra e farla meglio perché, allora, non l’ha fatta? Gianfranco Rotondi, onorevole del Pdl ed ex ministro dell’Attuazione del programma, raggiunto da ilSussidiario.net spiega che, se fossero rimasti in carica l’avrebbero realizzata. «Abbiamo fatto questa fine – spiega- perché non abbiamo percorso sino in fondo l’indicazione di Berlusconi sulla quale i cittadini ci hanno sempre espresso il proprio consenso: abbassare la pressione fiscale attrezzando strumenti affinché tutti pagassero le tasse. Era questa la missione, solo in parte realizzata. La pressione fiscale è, nei picchi massimi, ben oltre il 45 per cento. Il nostro obiettivo era quello di farla scendere attorno al 35».
Secondo l’ex ministro, raggiungere l’obiettivo avrebbe sortito un importantissimo effetto: «Se avessimo potuto praticare la linea del “pagare meno e pagare tutti”, la crisi sarebbe arrivava comunque, ma ci avrebbe trovato con maggiore forza». Rispetto alla manovra del governo Monti, anche Rotondi esprime le sue perplessità. «La questione – e lo ribadiremo domani, durante la conferenza stampa dei parlamentari democristiani del Pdl – non è chi paga cosa, ovvero quanto destinare alla spesa corrente e quanto agli investimenti. La priorità di adesso è il debito pubblico e come scalare questa montagna al 120 per cento del nostro Pil e pari a 1900 miliardi di euro». Secondo Rotondi, «La partita politica dei prossimi anni la vincerà chi saprà far comprendere al Paese che parte di questo debito andrà trasferito dallo stato ai cittadini». Spiegando come, Rotondi illustra la sua proposta: «Con un prestito forzoso, ventennale, che lo Stato restituirà ai cittadini man mano che vende al miglior offerente i beni che può mettere sul mercato».
Tornado, infine, a Tremonti: c’è chi dice che intenda costituire, in Parlamento, un gruppo autonomo. «Di per sé – dice – non sarebbe rivoluzionario il fatto che Giulio faccia un nuovo gruppo, quanto che faccia gruppo con qualcuno… Per la sua intelligenza e per le sue qualità non stenterebbe a trovare seguaci. Ma, a quel punto, li respingerebbe offeso…».