Dal veneto leghista si leva la protesta contro l’Imu. Che potrebbe assumere le forme della diserzione. Giampaolo Gobbo e Gianantonio Da Re, sindaci di Treviso e Vittorio Veneto, hanno detto che non la faranno pagare. Calderoli, dal canto suo, ha detto che l’idea è interessante. Ne discuterà termini e modalità il Parlamento Padano. Del medesimo avviso il presidente del Veneto, Luca Zaia, mentre il sindaco di Varese, Attilio Fontana, è più cauto. Neanche lui vorrebbe far pagare l’Imu. Ma si priverebbe di risorse fondamentali. Si tratta delle solite sparate in salsa padana, o minacce da prendere in seria considerazione? «Più che altro, si tratta di un reato», fa presente Luigi Moncalvo, giornalista ed ex direttore de La Padania, raggiunto da ilSussidiario.net. «Periodicamente – spiega – i leghisti fanno delle battaglie contro le tasse. Lo hanno fatto con il canone Rai, con le quote latte e ci provano adesso con l’Imu». Tuttavia, c’è una bella differenza. «Nel caso del canone è il singolo cittadino a commettere reato, in quello delle quote latte è una categoria; ma, in questo, saranno i sindaci a farsi carico della trasgressione. Ora, voglio vedere se ci sarà un solo sindaco leghista che si prenderà la responsabilità di non incassare la tassa, con tutti i risvolti penali che conseguirebbero da una decisione del genere». Non solo. «Il sindaco non dipende dal suo partito, ma risponde direttamente ai cittadini e alla legge». Tra l’altro, non si tratterebbe neppure di una protesta reale. «Raccontano che proviene dalla base, dai sindaci, dal popolo padano. Non è vero niente. Sono sparate inventate dagli uffici stampa della Lega». Si direbbe una battaglia persa i partenza. «E’ la classica strategia del polverone per guadagnare i titoli dei giornali. Sortite senza alcuna applicazione pratica». Tuttavia, il Carroccio, nonostante si inventi di giorno in giorno proteste diverse, continua a scendere nei sondaggi. Sembra non riesca a recuperare lo spirito ruspante che contraddistingueva le sue rivendicazioni di un tempo. «Non ci riesce perché, come ha sottolineato di recente Franceschini, adesso sono tornati a fare i guerrieri padani. Ma, per nove anni, hanno fatto i poltronisti romani. Sono stati – è il ragionamento di gran parte degli elettori – al potere per anni, al soldo di Berlusconi e non hanno ottenuto niente, salvo che cariche per loro stessi. Adesso è inutile che tornino in piazza. Era comprensibile anni fa, perché l’obiettivo era quello di entrare nella stanza dei bottoni. Ma, una volta dentro, non hanno combinato niente».
Resta da capire se, nel merito, la protesta è giustificata. La Lega, infatti, sostiene che la nuova tassa contrasta le ragioni del federalismo fiscale. Berlusconi ha fatto presente al Carroccio che, in realtà, era prevista dal federalismo. Come dire: “l’avete voluta voi”. A stretto giro, la Lega replica che loro non l’avrebbero voluta così. Solo il 40% degli incassi, infatti, sarebbe destinato ai Comuni. «Mi spiace – spiega Moncalvo – ma ha ragione Berlusconi. Benché solo una quota spetti loro, è pur sempre un passo in avanti rispetto alla scomparsa dell’Ici che non garantiva neanche quel gettito».