Il presidente della Repubblica ha parlato ieri al Quirinale davanti ai membri del governo, i deputati e i senatori in occasione del tradizionale scambio di auguri natalizi.
Il Capo dello Stato ha lanciato un monito alla classe politica italiana: rinnovatevi, apritevi alla società e fate i necessari sacrifici finanziari». La strada è lunga e in salita, ha continuato Napolitano, e «possiamo farcela solo, non mi stanco mai di ripeterlo, attraverso un grande sforzo collettivo, una grande mobilitazione morale, civile, sociale».
Secondo il Capo dello Stato è necessario discutere «liberamente e con spirito critico, ma senza rigide pregiudiziali e non rifuggendo da spinose assunzioni di responsabilità. Intanto, in tempi così difficili per il Paese, si blocchi sul nascere ogni esasperazione polemica», ma soprattutto è giusto che «concretamente e senza indugio i partiti e il Parlamento assumano i necessari sacrifici finanziari».
Napolitano conclude dicendo che è una grave leggerezza dire che la democrazia è stata sospesa e la nomina di Monti non è stato uno strappo istituzionale. Sono semplicemente state chiamate a far parte del governo persone politicamente indipendenti, che hanno accettato di porre al servizio del Paese le competenze e le esperienze di cui sono portatrici. Il mio dovere era evitare lo scioglimento delle Camere».
Nello stesso stampo anche le raccomandazioni del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, fatte durante la messa pre-natalizia celebrata in Santa Maria sopra Minerva. La politica, secondo il presidente della Cei, deve «realizzare il bene comune», e non bisogna cedere alla tentazione «di essere ogni parte fine a se stessa. In un’ottica distorta e parziale, infatti, vincerebbe la sistematica delegittimazione, la contrapposizione sterile, e chi ci perde è la gente», ha detto Bagnasco, che vuole ricordare come la Chiesa abbia sempre apprezzato «il servizio della politica che il Santo Padre Benedetto XVI riconosce essere una forma alta di carità».
Non è infatti facile «discernere il bene comune e declinarlo nei suoi elementi che sono tra di loro intrinsecamente legati. Ma è necessario e doveroso». La crisi che il Paese sta attraversando provoca certamente «preoccupazioni e difficoltà, ma il patrimonio spirituale e culturale, la dedizione e lo spirito di generosità e di sacrificio del nostro popolo sono sempre vivi», e secondo il cardinal Bagnasco «questo patrimonio ha fatto la vera storia dell’Italia, ed è tuttora sorgente di dignità anche eroica».
IlSussidiario.net commenta le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del cardinale Angelo Bagnasco insieme a Paola Binetti, deputato Udc, secondo cui in entrambi i discorsi si nota «una assoluta convergenza nel chiamare alla responsabilità dei politici per ritrovare una rinnovata dignità della stessa politica».
«Credo che in entrambi gli appelli si auspichi che ognuno di noi riesca a scorgere dove si trova il bene del Paese, dei cittadini e delle frange sociali più fragili, e come concentrare la nostra attenzione per dare risposte ai loro bisogni mettendo da parte non solo le potenziali conflittualità che ci sono, ma anche quelle tendenze ad affermare sé stessi a scapito di quello che invece è un reale interesse in un momento drammatico.
La posta in gioco è per entrambi la qualità etica del Paese e della politica, come anche la possibilità di generare una nuova visione del nostro agire politico mettendolo al servizio degli altri. In questo senso è necessario notare sia le parole di speranza in questi discorsi, sia i campanelli d’allarme a cui ha fatto riferimento il presidente della Repubblica, per capire che la cosa importante non è l’aspetto formale ma l’aspetto sostanziale del bene del Paese. La classe politica italiana deve adesso reagire da un lato concentrandosi davvero su quelle che sono le responsabilità specifiche, accantonando la dialettica delle contrapposizioni e cercando per ogni disegno di legge, per ogni interrogazione, per ogni interpellanza e mozione, la convergenza di valori per il bene comune e non della parte a cui si appartiene. L’Udc farà esattamente questo, che poi è quello che da circa un anno e mezzo sta proponendo con grande intensità, nella ricerca di una grande governo di coalizione e andando oltre il bipolarismo conflittuale».
(Claudio Perlini)