“Abbiamo visto in faccia l’Apocalisse”, ha scritto Antonio Polito su Il Corriere della Sera e da questa immagine non si allontana nemmeno quando fa un bilancio ancora più ragionato di questo 2011 che sta per finire. L’editorialista del quotidiano di via Solferino sottolinea con ilsussidiario.net i vari passaggi di quest’anno e ricorda, quasi in sintonia con il presidente del Consiglio, Mario Monti, che una crisi finanziaria ed economica come quella che abbiamo incrociato avrebbe fatto svanire risparmi e benessere accumulati dagli italiani di diverse generazioni.



Pensa che il Paese sia andato veramente vicino al rischio di un default e quindi a conseguenze gravissime?

Sì, la crisi di ottobre è stata effettivamente durissima. La necessità di una manovra, altrettanto dura, ci è stata imposta dalla situazione che si è venuta a creare. Non siamo ancora fuori da questa crisi, che non interessa solo l’Italia ma complessivamente tutta la zona dell’euro. Ma se riusciamo a resistere a questa crisi, se riusciamo a superare questo guado, abbiamo già raggiunto un grande risultato. Del resto, occorre rendersi conto che per un Paese uscire dall’euro, significa perdere il 50-60% della sua ricchezza. E nel momento più acuto della crisi ci siamo andati vicino.



Pensa che i cittadini italiani abbiano avuto consapevolezza di questo rischio che abbiamo attraversato? Oggi hanno la maturità e la responsabilità per affrontare questa crisi?

Credo che l’abbiano capito, che abbiano compreso bene il momento che abbiamo passato, quello che stiamo vivendo e i sacrifici che dovremo fare in futuro. Del resto non si comprenderebbe l’ampio consenso che ha questo governo, composto di tecnici più o meno sconosciuti alle persone. Questo è un governo che non ha rappresentanti politici classici e poi ha varato una manovra pesante, piena di tasse, di rivalutazione del catasto. Insomma, un governo che ha chiesto dei grandi sacrifici agli italiani. I quali hanno risposto bene, dimostrando consapevolezza e grande senso di responsabilità. Ho ascoltato oggi la conferenza stampa di Monti, che maliziosamente diceva (forse parafrasando Berlusconi) che non c’era bisogno di un’altra manovra. Se dovessi caratterizzare questo 2011, lo dividerei in due parti.



In che modo?

Beh, se uno ritorna all’inizio dell’anno, se si vanno a vedere dichiarazioni, promesse, stime e si guardano gli atti politici, si vede una sorta di inconsapevolezza rispetto a quello che stava accadendo e a quello che poi è di fatto accaduto. Il Paese ha avvertito bene questa differenza di messaggio: quello che veniva dichiarato all’inizio del 2011 e quello che è stato detto dopo l’estate, quando la crisi è esplosa e non è mai stata tamponata con ben quattro manovre. È stata questa inconsapevolezza che ha del resto travolto il Governo Berlusconi. Devo dire che l’hanno compreso le persone e lo ha capito lo stesso Berlusconi dimettendosi. Poteva anche scegliere un’altra strada, ma non lo ha fatto. In tutti i casi, quello che colpisce di più in questo fine 2011 è la prova di responsabilità che stanno offrendo gli italiani.

 

Proviamo a fare un paragone: lei pensa che questa maturità che stanno offrendo gli italiani, in stragrande maggioranza, la stiano facendo anche i partiti politici che si sono autosospesi dal governo del Paese?

 

No, francamente, risponderei di no. La maturità che sta dimostrando in questo momento il Paese è superiore, di molto, a quella dei rappresentanti della politica. L’impressione che danno è quella di una speranza di breve respiro. E cioè che Mario Monti tolga le “castagne dal fuoco” e poi si ricominci come prima. In altri termini si potrebbe dire alla napoletana, nell’intenzione dei partiti: deve passare la nottata. Io rimango perplesso quando sento Berlusconi che dice: tanto queste tasse le toglieremo quando ritorneremo al governo. Così come rimango stupito quando Susanna Camusso parla delle pensioni e dice che poi alcune cose si rivedranno. L’impressione è che i partiti vivano questo periodo di governo tecnico come uno “stato di necessità”. Poi, risolti alcuni problemi che non sono stati in grado di risolvere, ritengono che tutto ritornerà come prima. Ora è anche giusto che questo governo debba fare alcune cose particolari, chiamiamole così, ma non è possibile ragionare come se tutto questo tempo fosse un temporaneo stato di necessità.

 

Che cosa si prepara, a suo parere, dopo il governo di Mario Monti?

 

A mio parere si entrerà in una nuova fase della politica italiana e questo può essere l’anno che ha concluso una fase precedente. Dipende da quanto dura questo esecutivo. Ma se se il governo tecnico dovesse durare a lungo, portare a termine la legislatura, non c’è dubbio che il sistema politico si ricostruirebbe completamente. Su questo punto ha ragione il ministro Andrea Riccardi, con cui il Pdl, al di là delle dichiarazioni formali, è in completo disaccordo. Del resto, se il Paese verrà salvato da liberali e moderati, per chi dovrebbero votare gli italiani? Per questi liberali e moderati, magari con facce diverse e nuove.

 

(Gianluigi Da Rold)