Secondo il Wall Street Journal la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe chiamato lo scorso ottobre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per suggerirgli di sostituire l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Stando alle dichiarazioni del quotidiano americano, che dice di basarsi su notizie riferite da fonti diplomatiche, sembra che la Merkel abbia chiesto al Capo dello Stato di silurare Berlusconi per evitare che l’avvitamento della tempesta finanziaria che in quel momento si stava abbattendo sul nostro Paese facesse crollare l’economia europea. «In una fredda serata d’ottobre», scrive il Wall Street Journal, la Merkel telefonò al Quirinale, «violando la regola non scritta che vieta ad un Paese di intervenire nella politica interna di un’altro membro. Ma Angela Merkel gentilmente incoraggiò l’Italia a cambiare il suo primo ministro, se l’attuale non fosse riuscito a cambiare l’Italia», quindi Silvio Berlusconi. Napolitano avrebbe così recepito il messaggio, cominciando «a verificare il sostegno a un nuovo governo fra i partiti politici se Berlusconi non fosse riuscito a soddisfare l’Europa ne i mercati: la pressione tedesca aiutò la formazione di un nuovo governo attento alle riforme». Infatti di lì a poco la maggioranza sarebbe venuta meno e il Quirinale sarebbe stato costretto a trovarne un’altra. Successivamente la Merkel, sempre secondo il Wall Street Journal, avrebbe ringraziato il presidente Napolitano, invitandolo a mettere al più presto in campo le riforme necessarie. Ma cosa spinse la Merkel a chiamare il presidente Napolitano? Ce lo spiega lo stesso quotidiano Usa, affermando che «’la politica italiana aveva inquietato i mercati ulteriormente, con Berlusconi in lite con il suo ministro dell’Economia Giulio Tremonti», il che portò all’intervento dell’Eurotower con la sua lettera di agosto mentre «Trichet e Draghi telefonavano a Berlusconi chiedendogli di onorare le promesse». Successivamente, le correzioni di bilancio considerate insufficienti dai mercati e lo stallo politico portarono alla fatidica chiamata, in cui la Merkel chiese «riforme più aggressive» e si disse «preoccupata che Berlusconi non fosse forte abbastanza per farle».
Pochi giorni dopo, l’8 novembre, Berlusconi perse la maggioranza e dopo le dimissioni Mario Monti fu incaricato di formare il nuovo governo.