Si è concluso, dopo tre ore, il Consiglio dei ministri in cui è stato approvata la manovra finanziaria da 24 miliardi di euro, compresi 4 della delega fiscale, finalizzata al riequilibrio, allo sviluppo e all’equità. Nel pomeriggio, il presidente del Consiglio Mario Monti aveva spiegato che l’alternativa ai sacrifici richiesti era default e la fine dell’euro. Il ministro dello Sviluppo economico e dei trasporti, Corrado Passera, ha, invece, scritto sul proprio Twitter: «Comprendo il disagio di molti cittadini di fronte ai sacrifici da affrontare, ma la catastrofe incombe e va evitata, anche se costa». Di seguito, le misure che, a quanto si apprende, dovrebbero rappresentare i principali contenuti della manovra.
Sarà esteso il regime contributivo a tutti i lavoratori con il criterio del pro rata. Si andrà in pensione a 66, stessa età per le donne, a solo dal 2018. L’anzianità sarà raggiunta solo dopo 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne, mentre sarà introdotta una fascia flessibile, (66-70 anni per gli uomini. 63-70 per le donne) in cui saranno contemplati incentivi e disincentivi a seconda del fatto che si vada in pensione più tardi o prima. Sarà stoppato, inoltre, l’adeguamento all’inflazione delle pensioni sopra i 935 euro.
L’aliquota del 43 per cento, secondo quanto si apprende dalla bozza della manovra, sarà aumentata sino al 46, dal primo gennaio 2012 al 31 dicembre 2014.
Aumenterà dallo 0,9% all’1,23%.
Il ministro Corrado Passera ha garantito il sostegno creditizio delle banche alle imprese, che saranno incentivate ad aumentare il capitale. Ha parlato anche di un nuovo Ice e di sostegno alla misure energetiche.
Sarà reintrodotta l’Ici sulla prima casa, che confluirà nell’Imu. Saranno, inoltre, aggiornate le rendite catastali, con una maggiorazione che potrebbe andare dal 15 al 40 per cento.
Sembrava che il governo avrebbe limitato l’uso del contante a mille euro, ma l’ipotesi è stata smentita con forza.
Le agevolazioni fiscali e i benefici assistenziali entreranno a far parte dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. Oltre un certo reddito, non saranno più concessi.
– I tagli dovrebbero ammontare complessivamente a cinque miliardi. Corrisponderebbero a un miliardo e 400 milioni per i Comuni, a 500 milioni per le province e a 3 miliardi per le Regioni.
– Tagliato drasticamente il numero di componenti. Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: si passa da otto a quattro, escluso il presidente; Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture: si passa da sette a cinque, compreso il presidente; Autorità per l’energia elettrica e il gas: si passa da cinque a tre, compreso il presidente; stessi numeri l’Antitrust, la Consob