Alle 16 il capo del Governo si reca a illustrare ai rami del Parlamento la manovra varata ieri dal Consiglio dei ministri. Sarà “una informativa breve”: come ci ha abituati questo esecutivo, anche in questo caso tempi veloci. Seguirà infatti una breve discussione parlamentare e il voto, che seppur tra le critiche alzatesi ieri in merito alla “scarsa equità” della manovra, appare scontato. Le tre maggiori forze politiche infatti, Pdl, Pd e Terzo polo, hanno già ampiamente fatto intuire che sosterranno una manovra per quanto dura essa sia, ma necessaria. In particolare, secondo alcuni osservatori, chi esce peggio da quanto il governo si appresta a mettere in pratica, sarebbe il Pd, la cui attenzione verso certi temi, ad esempio la patrimoniale e la tassazione dei patrimoni più alti non sembra essere stata accolta in modo particolare dall’esecutivo. Ci sono state anche voci di dissenso, all’interno del partito, di chi fa capire che comunque bisogna pensare ad andare al voto al più presto perché non sarà possibile sostenere troppo a lungo questo governo. Lo stesso Monti, parlando stamattina con la stampa estera, ha detto però di confidare nel sostegno del Parlamento. Nell’incontro di stamane, il capo del governo ha voluto sottolineare come il suo esecutivo sia sostenuto da forze politiche che fino a ieri non si parlavano e anzi si combattevano. Non solo. Tali forze politiche, ha aggiunto hanno trovato addirittura “imbarazzante apparire insieme in un’iniziativa nuova attraverso la presenza di ministri da loro provenienti nel mio governo”. Si tratta di forze politiche che dialogano poco ma guardano a noi: il centrodestra chiede continuità, il centrosinistra il contrario. Ma, ha aggiunto il premier, questo non è imbarazzante: cerchiamo di soddisfare i primi ad esempio sul tema delle liberalizzazioni, e gli altri sul tema dell’equità. Questo governo, ha concluso, è composto da personalità che sono destinate a scomparire dalla scena una volta portato a termine il loro compito. Spiegando ancora una volta la sua manovra, Monti ha anche voluto dire ai giornalisti esteri come essa sia diversa dalle altre che l’hanno preceduta e che senza queste misure, l’Italia farebbe la fine della Grecia. Un Paese, ha detto, per cui abbiamo grande simpatia, ma che non vogliamo imitare.