Dopo la sentenza della Corte costituzionale, che il 13 gennaio scorso ha bocciato in parte il legittimo impedimento, per Silvio Berlusconi ricominciano i processi. Ma che cosa rischierebbe il nostro Presidente del Consiglio?

RITO IMMEDIATO – Codice penale e calcolatrice alla mano, se fosse condannato in tutti e tre i gradi di giudizio al massimo della pena in tutti i processi in corso, o nelle inchieste in cui è coinvolto di cui danno notizia diversi giornali e siti internet come l’enciclopedia libera Wikipedia, dovrebbe passare in carcere 54 anni, giorno più o giorno meno. E tenuto conto del fatto che il Cavaliere ha 74 anni, resterebbe in carcere fino alla veneranda età di 128 anni. Ovviamente, si tratta soltanto di un’ipotesi a livello teorico, nel caso in cui si arrivasse al massimo della pena, che di fatto non si verifica praticamente mai. Ma tra i guai di Berlusconi, anche il fatto che dovrà affrontare il giudizio immediato per il caso Ruby. Il giudizio immediato è un rito speciale che si distingue dagli altri per la mancanza dell’udienza preliminare, quella cioè che deve stabilire se si passa alla fase di giudizio oppure no. Può iniziare sia su richiesta del pubblico ministero sia richiesta dell’imputato. L’accusato può scegliere di rinunciare all’udienza preliminare e di comparire direttamente a processo. Il pubblico ministero può invece chiedere il giudizio immediato se esiste l’evidenza della prova, anche in seguito all’interrogatorio dell’accusato, oppure se quest’ultimo, pur avendo ricevuto l’invito a presentarsi, non lo ha fatto. L’interrogatorio nella fase di convalida dell’arresto, o il fermo o l’interrogatorio di garanzia della persona sottoposta a misura cautelare sono sufficienti per stabilire di procedere a giudizio immediato. La richiesta deve essere trasmessa al Gip entro 90 giorni dall’iscrizione della notizia di reato.
 



DIFFAMAZIONE TV – Cinque le vicende per le quali è in corso un processo a carico di Silvio Berlusconi, o sono in corso indagini che potrebbero presto approdare in aula se il caso non sarà archiviato. La prima accusa contro il premier è per diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo. Berlusconi è attualmente indagato dalla procura di Roma per le sue dichiarazioni in merito alle relazioni tra le cosiddette cooperative rosse e la camorra nel corso di un’intervista del 3 febbraio 2006. Il presidente della Lega Nazionale delle Cooperative, Poletti, ha querelato il Cavaliere. E per questo reato Berlusconi rischia da sei mesi a tre anni di carcere e una multa non inferiore a 516 euro.



PROCESSO MILLS – Il premier rischia invece tra tre e otto anni di carcere per l’accusa di avere corrotto l’avvocato David Mills, che a sua volta è stato condannato in primo e secondo grado, con prescrizione di una parte della condanna deciso dalla Corte di cassazione, che ha confermato solo il risarcimento che spetta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, parte civile nel processo. Il premier è ancora in attesa della sentenza dopo che la causa è stata sospesa per il Lodo Alfano, bocciato dalla Corte costituzionale, e quindi dalla legge sul legittimo impedimento, in parte cassata dalla stessa Corte costituzionale. Entrambe le leggi sono state approvate nel corso dell’ultimo governo.
 

COMPRAVENDITA DIRITTI TV – I magistrati milanesi Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale hanno inoltre chiesto il rinvio a giudizio per 14 indagati, tra cui Berlusconi, per compravendita dei diritti televisivi. Il pool meneghino ha redatto 50mila pagine di atti con rogatorie in 12 Paesi. Tutto è nato dall’inchiesta All Iberian, che ha quindi portato i magistrati a occuparsi di due aziende estere collegate alla Silvio Berlusconi Finanziaria, con sede nel Lussemburgo, la Century One e la Universal One. Sui conti di queste società sarebbe stata trovata traccia di presunti fondi neri «distratti su conti bancari in Svizzera, Bahamas e Montecarlo nella disponibilità degli indagati e gestiti da fiduciari di Berlusconi». E per questo reato Berlusconi, se fosse condannato, dovrebbe farsi altri cinque anni di galera.

CASO RUBY – Nonostante la maggior parte dei quotidiani, e molte televisioni straniere abbiano raccontato che Berlusconi sarebbe accusato di favoreggiamento della prostituzione minorile per il caso Ruby, in realtà non è così. A spiegarlo è il sito web del settimanale L’Espresso, che sottolinea come i reati ipotizzati sono due. Il primo è la violazione della legge numero 38 del 2006: «Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164». Il reato commesso non è quindi quello di «favoreggiamento» né di «sfruttamento» della prostituzione minorile, ma semplicemente atti sessuali a pagamento con minori.
 

CONCUSSIONE AGGRAVATA – La 38 del 2006 è una legge bipartisan, voluta quindi anche da Forza Italia, che al tempo della sua approvazione erano al governo. In particolare, l’articolo in questione fu rivendicato durante la discussione parlamentare, il 3 maggio 2005, dall’allora ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo. Ma per la vicenda della giovane Kharima el Marhoug, in arte Ruby Rubacuori, Berlusconi rischia anche un processo per concussione aggravata, definito dall’articolo 317 del Codice penale: «Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni».

INDUZIONE O COSTRIZIONE? – E per quanto l’applicazione della leggere possa apparire forzata ad alcuni esperti, per i magistrati Berlusconi si sarebbe macchiato di concussione telefonando alla Questura di Milano il 27 maggio scorso per convincere la polizia a liberare Ruby prima che fosse conclusa la procedura di identificazione e affidarla immediatamente a Nicole Minetti. Come sottolinea L’Espresso, «la concussione contestata sarebbe "per induzione" e non "per costrizione": Berlusconi non avrebbe ordinato formalmente di rilasciare la minore e di affidarla alla Minetti ma avrebbe fatto leva sul proprio ruolo e sulla propria qualità di Presidente del consiglio per influenzare indebitamente le forze dell’ordine».
 

IL CASO ANNOZERO – Difficilmente però i pm milanesi la considereranno un’attenuante, anzi al momento sarebbero propensi a indagare Berlusconi per concussione aggravata: la pena sarebbe quindi aumentata di un terzo. Per il caso Ruby quindi Berlusconi rischia in tutto fino a 19 anni di galera: tra sei mesi e tre anni per l’ipotesi, ancora tutta da verificare, che abbia compiuto rapporti sessuali con Ruby, allora 17enne, e tra cinque e 16 anni per la telefonata «galeotta». Infine, il presidente del Consiglio è accusato di concussione e minaccia a un corpo politico amministrativo e giudiziario. L’inchiesta è in corso a Trani per le pressioni esercitate sul Presidente dell’Agcom, per ottenere la chiusura della trasmissione televisiva «Annozero». Al reato di concussione, che prevede tra quattro e 12 anni di carcere, si aggiunge quindi quello di minaccia (tra uno e sette anni). E così in tutto fanno 52 anni.

COSA RISCHIANO MORA E CO.? – Ruby invece è indagata solo per le false generalità rese alla Questura di Milano: un reato punito tra uno e sei anni di reclusione. Ma dal momento che Kharima el Marhoug era minorenne all’epoca dei fatti, otterrà comunque delle attenuanti. Emilio Fede ha invece smentito di essere indagato per favoreggiamento della prostituzione. Lele Mora e la Minetti infine sono accusati di sfruttamento della prostituzione di minore, che prevede una pena da 6 a 12 anni di carcere e una multa da 15.493 a 154.937 euro.
 

(Pietro Vernizzi)