«Siamo quanto mai coesi e decisi a continuare la legislatura fino al suo termine naturale», ha dichiarato ieri sera il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il premier, «per niente preoccupato» degli sviluppi del caso Ruby, ha poi annunciato che la maggioranza in breve tempo raggiungerà quota 325 deputati alla Camera, traguardo che consentirà «non solo di amministrare, ma anche di governare e fare riforme, a partire dalla giustizia». Ma, nonostante l’ottimismo del Cavaliere, com’è cambiato il quadro politico dopo la decisione del Gip del Tribunale di Milano che ha disposto il giudizio immediato a carico di Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile? «Questo nuovo elemento giudiziario ha messo in luce le difficoltà oggettive dell’azione di governo, determinando ovviamente uno stato di tensione eccezionale – dice Stefano Folli a ilsussidiario.net -. Davanti al reale pericolo di una paralisi politica, Berlusconi cerca di ovviare indicando la compattezza della maggioranza. È questa la sfida che attende il governo nelle prossime settimane. Resta da capire però se l’intera impalcatura politica sarà in grado di reggere a una tensione così forte».



Ad ogni modo, la decisione di ieri allontana o avvicina le elezioni anticipate? E, a questo riguardo, chi ha in mano la partita?

Il ricorso al voto anticipato rimane sullo sfondo, questa legislatura non sembra destinata ad andare avanti a lungo. Detto questo, se da un lato la Lega rimane il soggetto politico più interessante per capire quale sarà l’evoluzione della situazione a breve termine, per giungere allo scioglimento delle camere, in mancanza di una crisi della maggioranza aperta e conclamata, è necessario un accordo tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Il Parlamento può essere sciolto in caso di forte paralisi politica, ma serve un’intesa al vertice.



Quando Napolitano ha sottolineato la «necessità di uno sforzo di contenimento delle attuali tensioni» per non pregiudicare la continuità della legislatura ha voluto quindi lanciare un avvertimento?

In democrazia i nodi politici si sciolgono soltanto con il ricorso al corpo elettorale. Detto questo, non siamo ancora giunti fino a questo punto, anche se questa fase di passaggio è delicatissima. All’interno di questo quadro, Napolitano non ha annunciato lo scioglimento delle camere, ma ha chiesto al governo una sorta di “esame di coscienza” per capire se è davvero in grado di andare avanti e a quali condizioni può farlo.  



La maggioranza dal punto di vista numerico, effettivamente, continua a crescere e a pochi giorni dal suo primo congresso Futuro e Libertà sta facendo registrare malumori e divisioni…

Tutto vero, tra i finiani emergono difficoltà profonde e la maggioranza può acquisire altri deputati. Detto questo, il futuro della legislatura non può limitarsi alla pura contabilità. C’è la necessità di riempire di contenuti l’azione del governo, cosa di cui Umberto Bossi è convinto: il governo ha qualche speranza di stare in piedi se nel futuro avrà dalla sua parte i numeri e la capacità di fare le riforme. Al contrario, se Berlusconi proverà a resistere ingessato alla guida del governo, commetterà un grave errore. 

Prima ha indicato la Lega come soggetto decisivo in questa fase. Il corteggiamento che il Partito Democratico ha messo in atto nei confronti del Carroccio sul campo del federalismo può avere qualche possibilità di successo secondo lei?

Non ci si può aspettare che l’intervista di Pier Luigi Bersani a La Padania possa essere davvero presa in considerazione da Bossi. Il Pd ha voluto dimostrare di non stare con le mani in mano, ma il Carroccio non può accogliere una proposta in termini così semplicistici, anche se ha tutto l’interesse a mantenersi al centro delle attenzioni dell’opposizione. In ogni caso per la Lega si pone sempre di più il problema del futuro, che appartiene comunque alla prossima legislatura.

Proprio nell’ottica del futuro e del “dopo Berlusconi” anche all’interno del Pdl iniziano a farsi notare i primi movimenti?

La situazione è ancora molto confusa, all’interno del Pdl infatti convivono vecchi punti interrogativi e vengono messe in atto le prime embrionali strategie che hanno questa prospettiva, anche se il dopo Berlusconi resta assolutamente imprevedibile nel suo svolgimento. Di certo, quando verrà a mancare il collante del Cavaliere nel centrodestra servirà una vera e propria opera di rifondazione. In molti sono interessati, ma servirà una buona dose di fantasia politica…

Se queste sono le prospettive per il centrodestra, quali sono invece gli ostacoli che la compagine di governo dovrà affrontare a breve?

Il tema dominante sul piano delle riforme rimarrà il federalismo, anche se sarà decisiva la capacità di Berlusconi di resistere alla pressione giudiziaria e psicologica che si sta esercitando nei suoi confronti. Per ora il premier sta puntando a guadagnare tempo, anche se, a mio avviso, farebbe bene ad affrontare i magistrati senza dare l’impressione di fuggire alle accuse. Su questo tema però nutro poche speranze, la contestazione della legittimità del processo è una strada che ormai è stata imboccata…

(Carlo Melato)