Mentre la maggioranza torna a discutere del difficile cammino che il federalismo dovrà compiere attraverso le commissioni parlamentari, l’opposizione si interroga sugli “inammissibili disordini”, nella definizione di Napolitano, in cui è degenerata la manifestazione del popolo viola e dei centri sociali ad Arcore. «La violenza mai», ha dichiarato il vice segretario del Pd, Enrico Letta, mentre il democratico Francesco Boccia, ha contestato le scarcerazioni “troppo celeri” di ieri, segno di «un evidente cortocircuito tra regole, sanzioni, interpretazioni giuridiche, normativa esistente e stato confusionale della politica».
«È chiaro che un’alternativa seria e plausibile a Berlusconi non si costruisce partendo dai centri sociali e nemmeno da Saviano, Travaglio e da Santoro – dice Piero Sansonetti a IlSussidiario.net -. Detto questo, sono sempre più convinto che il vero macigno in grado di impedire la nascita di qualunque opposizione credibile sia però proprio il Partito Democratico. All’opposizione politica, infatti, sembra aver ormai definitivamente preferito l’opposizione moralista. Per questo il Pd, fino a quando esisterà, continuerà ad essere la migliore assicurazione sulla vita di Berlusconi».
Non le sembra di esagerare?
No, perché stiamo parlando di un difetto di fabbrica: il Partito Democratico, per sua stessa costituzione, non è in grado di guidare l’opposizione in questo Paese. D’altra parte, su iniziativa di Walter Veltroni, è stato fondato sulla base dell’alleanza tra il centrosinistra e la borghesia torinese, che fa capo alla Fiat e a Marchionne. Il progetto era chiaro: governare l’Italia con una linea moderata in grado di rispondere a determinati interessi. Avendo perso le elezioni oggi non è capace di organizzare il campo delle opposizioni ed è palesemente diviso su tutti i temi dell’agenda politica: Fiat, federalismo, welfare, patrimoniale… Nessuno si stupisce più di nulla, ma è normale che il partito della sinistra tra Marchionne e la Fiom scelga di abbandonare il sindacato?
E così, il vuoto politico viene colmato dall’ala giustizialista…
Certo, il giustizialismo finisce per essere l’unico tipo di opposizione consentita e così si riempiono le piazze senza costruire una vera alternativa politica. Non solo, su questo terreno mi sembra ovvio che Saviano non abbia alcuna difficoltà a superare e a oscurare il Pd. La conseguenza? Berlusconi rischia davvero di essere eterno…
Si discute molto del fascino, o del timore reverenziale, che l’autore di Gomorra sa suscitare nei confronti della dirigenza del Partito Democratico. Non a caso le discusse primarie di Napoli sono state annullate subito dopo un suo appello. È lui il “papa straniero” del Pd?
Non ci credo. La sinistra ha bisogno di un leader politico. Saviano è un’ottima persona, ma fa lo scrittore. A dire il vero in questo sistema elettorale per la sinistra non vedo alcuna alternativa credibile a Nichi Vendola.
Tornando al fronte giustizialista, Travaglio e Santoro annunciano e poi smentiscono la creazione di un nuovo partito, mentre Di Pietro attraversa uno dei momenti più difficili della sua carriera politica. Si prospetta un cambio di leader in quest’area?
Si è verificato un fatto curioso: non appena Antonio Di Pietro ha provato ad ampliare il suo progetto politico passando dal puro “partito dei giudici” a un partito, pur sempre giustizialista, ma ancorato a sinistra (basti pensare alla sua presa di posizione a favore della Fiom), si è subito affacciato sulla scena un nuovo “partito delle toghe”. Non so se per Di Pietro sia il momento di passare la mano. Di certo una formazione guidata da Saviano e Travaglio, su posizioni meno avanzate e sofisticate di quelle dell’Idv, potrebbe anche avere un senso, ma non avrebbe nulla a che vedere con la sinistra. Sarebbe una formazione forcaiola da considerare certamente alla destra di Berlusconi. Lo si capisce anche dal linguaggio.
Cosa intende dire?
Il linguaggio di Flores D’Arcais, Travaglio e, per intenderci, del gruppo radunato intorno al Fatto Quotidiano, ricorda quello dei primi fascisti. Basta leggere i neologismi e gli insulti riservati agli avversari politici a cui si aggiunge il vezzo stalinista di attribuire a chi ha posizioni differenti il bisogno di cure mediche o psichiatriche. Ma l’imbarbarimento in atto non si limita a questo. Sotto le mentite spoglie di un nuovo femminismo vedo che l’opposizione è intenzionata a portare avanti una battaglia moralista, che del femminismo è la negazione stessa.
Si riferisce alla manifestazione nata per rispondere allo “scandalo Ruby”?
Sì, ma rischia davvero di ridursi alla “marcia dei quarantamila” del femminismo dato che seppellisce l’idea di autonomia della donna, issando quelle bandiere moraliste contro cui il femminismo ha lottato per anni.
Se questo, secondo lei, è lo stato di salute dell’alternativa al berlusconismo, qual è la sua previsione sul destino del governo?
Non credo che la maggioranza cadrà sugli scandali, se questo avverrà sarà, a mio avviso, a causa del fallimento del federalismo. In ogni caso, come dicevo prima, finché ci sarà un Partito Democratico pronto ad appoggiare qualunque tipo di riforma pur di barattare l’uscita di scena di Berlusconi, il Cavaliere è davvero in una botte di ferro…
(Carlo Melato)