Mentre il Pd definisce il presidente della Camera Gianfranco Fini il peggiore presidente di sempre, dai vescovi giunge l’appello di badare, nei lavori in Aula, al bene comune.
Dopo la convulsa giornata di ieri alla Camera, in cui l’opposizione ha fatto ostruzionismo a oltranza nelle votazioni sul processo breve, oggi i lavori sono ripresi con un tasso adrenalinico ancora più alto. La seduta è iniziata con un duro attacco del vicecapogruppo a Montecitorio del Pd, Roberto Giachetti, che ha accusato il presidente della Camera Gianfranco Fini definendolo «il peggiore presidente per l’opposizione» di sempre a causa delle sue decisioni sui tempi da concedere alla minoranza.
Più tardi, Giacchetti si è rimangiato quanto detto prima, spiegando che il suo intervento «era riferito ad una situazione parlamentare nella quale ha assunto delle scelte che non condivido ma che rispetto, e ho voluto soltanto metterle in fila per dimostrare come quello che viene detto ogni giorno dalla maggioranza, cioè che lui è squilibrato a favore dell’opposizione, è un film ed una menzogna».
Intanto l’opposizione fa sapere che anche oggi si darà da fare per bloccare i lavori in Aula. Sono 160 le votazioni che attendono il Parlamento e il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, intervenendo a La Telefonata di Mattino Cinque, ha fatto sapere che il suo partito andrà «avanti con l’ostruzionismo, che in questo caso non è di semplice testimonianza, ma è concreto e finalizzato a obiettivi. Più tardi arriva questa legge meno effetti produce e meno potrà essere utilizzata per i processi del presidente del Consiglio».
Un voto, insomma, che rischia di protrarsi decisamente a lungo. Non a caso è attesa per le 13.30 una nuova conferenza del capigruppo, quando la seduta sarà sospesa, per discutere dell’ipotesi di slittamento notturno per il voto finale
Dai vescovi, intanto, giunge un appello alle forze politiche perché agiscano con discernimento. Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, ha invitato ad una «maggiore serenità», sottolineando che «al di sopra di tutto ci deve essere il desiderio e la meta concreta del bene comune che è fatto di tanti aspetti che devono essere affrontati in un clima di maggiore serenità. Altrimenti – ha concluso Cei – non si va da nessuna parte».
Il vescovo di Genova, nel merito del provvedimento, ha preferito non entrare, spiegando che si tratta di questioni tecniche.