Le parole di Silvio Berlusconi contro i “giudici eversivi” hanno riacceso lo scontro tra gli schieramenti in questo fine settimana di campagna elettorale che ci prepara alle elezioni amministrative. Secondo l’opposizione la richiesta del premier di istituire una commissione d’inchiesta per accertare se nella magistratura ci sia un’associazione a delinquere a fini eversivi sarebbe un avvallo ai misteriosi manifesti comparsi a Milano (“Via le Br dalle procure”). «La nostra polemica non ha nulla a che fare con quelle deliranti affermazioni», replicano dal Popolo della Libertà mentre la Procura apre un’indagine per vilipendio alla magistratura e Letizia Moratti annuncia l’autosospensione dalla lista del Pdl per le elezioni comunali di Roberto Lassini, che ha rivendicato la paternità dell’iniziativa. «Se da un lato non sembra esserci niente di nuovo sotto il sole – dice Stefano Folli a IlSussidiario.net -, dall’altro, ancora una volta, dobbiamo registrare un’anomalia tutta italiana. Quando si avvicinano le elezioni, mentre in tutti i paesi europei sale di tono il conflitto tra maggioranza e opposizione, da noi si infiamma quello tra politica e magistratura, con forme sempre più violente e sconcertanti».



Un clima che sembra preannunciare un severo intervento del Presidente Napolitano.

La voce del Capo dello Stato si è fatta sentire più volte e ha sempre invitato a non trasformare le istituzioni in un campo di battaglia. Se, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, lo scontro si radicalizzerà ancora di più, probabilmente il Presidente della Repubblica prenderà la parola. Dubito invece che per il momento voglia intervenire sul tema della “prescrizione breve”, ancora all’esame del Senato.



Tornando alla campagna elettorale, durante la convention romana Berlusconi ha accennato alla possibilità di un voto anticipato. Secondo lei si trattava soltanto di una battuta?

A mio avviso, Berlusconi cerca di dare una caratterizzazione fortemente politica al voto delle elezioni amministrative. La sua discesa in campo a Milano significa che nel capoluogo lombardo il centrodestra non può assolutamente permettersi un risultato negativo. D’altronde, l’appuntamento è cruciale e può incidere anche sugli scenari futuri.

Per quale motivo?

Il premier è consapevole del fatto che, in questo momento delicato, il suo elettorato rischia da una parte lo scivolamento verso la Lega, dall’altra un atteggiamento di freddezza che potrebbe portare all’astensione.
Anche il partito di Bossi, ad ogni modo, si gioca moltissimo. Il Carroccio, infatti, sta attraversando uno dei momenti più difficili della legislatura e affronta il primo test valido per capire se l’emergenza immigrazione ha influito negativamente in termini di consenso. Per questo il voto inciderà sicuramente sugli equilibri della maggioranza.



Quali saranno le sfide politicamente più rilevanti, oltre Milano?

Le competizioni elettorali politicamente più importanti sono senza dubbio quelle di Milano e Napoli. Negli altri comuni o si giocano partite di minore rilevanza o, come nel caso di Torino, il risultato è già scritto. Certo, Bologna sarà un caso interessante per verificare la capacità di penetrazione della Lega Nord nei territori tradizionalmente favorevoli al centrosinistra.

Prima ha fatto accenno all’emergenza immigrazione. A questo proposito, la tensione con le autorità francesi è ancora molto alta e continua a creare disagi a Ventimiglia, mentre lo smistamento degli immigrati nei comuni italiani prescelti non è stato indolore…

Guardi, come abbiamo già sottolineato in passato, la gestione dell’emergenza da parte del governo non è stata impeccabile. Penso però che questa vicenda abbia colto impreparati tutti: dall’esecutivo agli enti locali, dalla Francia all’Europa in generale. Nonostante i continui riferimenti ai flussi migratori del passato sono convinto che ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo e profondamente diverso: l’“esplosione” del Nord Africa. Ecco perché  è da ingenui aspettarsi soluzioni rapide. Per mettere fine all’emergenza occorre un lungo e faticoso lavoro pieno di ostacoli, contrasti e incomprensioni. Se poi i flussi dovessero riprendere le cose si complicherebbero ancora di più…

Da ultimo, qual è il suo giudizio, a distanza di qualche giorno, sulla presunta “investitura” di Alfano come nuovo leader del centrodestra? Come vanno lette le reazioni interne al partito e le ultime critiche di Berlusconi agli “anziani” del Pdl che toglierebbero spazio ai giovani?

Innanzitutto non prenderei alla lettera quelle dichiarazioni. Credo che Berlusconi indicando Alfano abbia voluto riferirsi più in generale a un gruppo dirigente a cui sente di dover offrire uno sbocco politico. Per evidenti ragioni anagrafiche infatti si avvicina sempre più l’inevitabile ricambio e il partito sembra sempre più difficile da gestire. I nervosismi infatti camminano sulle ambizioni delle persone ed è evidente che nessuno vuol farsi trovare impreparato al grande appuntamento. Per questo motivo il Cavaliere in questo momento vuole che il gruppo dirigente (aspetterei a parlare di leader) formato da esponenti del Pdl con un profilo simile ad Alfano stia unito e non si consegni alla rissa distruttiva. La scelta del leader avverrà in un momento successivo e passerà da Berlusconi. Si potrebbe parlare di una prima “scrematura” e tra le prime vittime eccellenti spicca certamente Tremonti.

(Carlo Melato)