«Ci sarà tutto il tempo per approfondire nel dettaglio il voto di ieri e per analizzarlo nella sua complessità, il dato politico però è evidente: il centrodestra mette a rischio il governo di una città come Milano, ma soprattutto quel delicato equilibrio su cui fin qui si è retto il rapporto tra Popolo della libertà e Lega Nord». Stefano Folli, intervistato da IlSussidiario.net, inizia così la sua analisi a caldo sul risultato delle elezioni amministrative di ieri.



Per il centrodestra una sconfitta che va al di là delle peggiori previsioni?

Penso che per Berlusconi si possa parlare di “disastro”. A Milano è iniziata la storia del berlusconismo ed è proprio in questa città che un esponente di un partito neocomunista come Giuliano Pisapia ieri ha addirittura sfiorato la vittoria al primo turno. Un risultato che acquisisce ancora più valore alla luce della decisione del Presidente del Consiglio stesso di caricare questo voto di un significato politico nazionale, una sorta di referendum sulla sua persona.



Ma lei come si spiega questi risultati?

Dal punto di vista del centrodestra, tutto ciò che di sbagliato si poteva fare in questa campagna elettorale è stato fatto. I toni oltranzisti da crociata permanente però non hanno pagato e sono stati severamente puniti dall’elettorato moderato. A questo poi bisogna aggiungere la grave stagnazione che da mesi colpisce il governo.
Se allarghiamo lo sguardo, invece, vediamo che Berlusconi inizia a pagare adesso la linea oltranzista tenuta con Casini prima e con Fini poi, e la conseguente rottura che si è verificata all’interno dell’area moderata. 



Certo, se si osservano i dati di ieri, a Letizia Moratti non sarebbero bastati nemmeno i voti ottenuti dal candidato del Terzo Polo, Manfredi Palmeri. E’ proprio da quella frattura che però discendono a cascata i guai per un Pdl che ha finito con lo snaturarsi, per un Terzo Polo che per ora è poco più di una “finzione politica” e, come dicevamo all’inizio del nostro ragionamento, per la Lega Nord.

A proposito di Lega: a Milano il Carroccio sembrava avere ben altre aspettative, in alcune roccaforti in cui ha scelto di andare da sola i risultati non sono arrivati, mentre a Bologna la vera “spallata” è stata data dai grillini del Movimento a 5 stelle. Per Umberto Bossi un preoccupante segnale di irritazione che arriva dalla base?

Direi di sì, la base leghista è molto nervosa e Bossi farà pesare questa situazione nel rapporto con Berlusconi. La scossa, è innegabile, c’è stata e gli equilibri interni alla maggioranza sono sempre più precari. Tutto questo non potrà non avere conseguenze sul piano nazionale. Non parlo ovviamente di una crisi di governo da consumarsi nel giro di qualche giorno, ma di un meccanismo inesorabile che rischia di mettersi in moto…

Concludendo, se per una volta alle amministrative si possono indicare con certezza gli sconfitti si può fare lo stesso per i vincitori?

Se a Milano prevale Giuliano Pisapia, candidato di Nichi Vendola, e a Napoli il dipietrista De Magistris non penso che per Bersani e per il Partito Democratico ci sia da essere troppo allegri. Il “caso Milano” autorizzerà i democratici ad avere un po’ di ottimismo in più, ma la strada per la costruzione di un’alternativa credibile da costruire attorno al Partito Democratico è ancora lunga e costerà ancora parecchia fatica. Da ieri il Pd sembra infatti vincolato per l’eternità a Vendola e Di Pietro. Insomma, se il berlusconismo è entrato nella sua crisi più profonda, non c’è però ancora l’ombra di un’alternativa.

(Carlo Melato)