Tra Umberto Bossi, leader della Lega Nord, nonché ministro delle Riforme per il federalismo, e Gianni Alemanno, sindaco di Roma, è guerra, almeno a parole. Il motivo del contendere sono i due ministeri che potrebbero essere trasferiti a Milano. Un’ipotesi che ha cominciato a circolare ieri dopo che Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione normativa ed esponente di spicco della Lega Nord aveva detto che Bossi e Berlusconi erano pronti a presentare, la settimana prossima, una sorpresa agli elettori in vista dei ballottaggi a Milano e Napoli.



Nell’ambiente politico si erano cominciate a diffondere voci sul fatto che questa sorpresa non fosse altro che il trasferimento di due ministeri nel capoluogo lombardo e di uno in quello campano. Oggi Umberto Bossi, a margine della Festa della Polizia a Varese, ha dichiarato di ritenere effettivamente che a Milano arriveranno due ministeri. Di più, ha attribuito il merito di questo cambiamento epocale alla Lega Nord.



Da Roma, sede attuale di tutti i ministeri, è arrivata secca la smentita del sindaco Gianni Alemanno, esponente del Popolo della libertà, partito del Premier Silvio Berlusconi, alleato con il Carroccio. Per Alemanno le ipotesi di uno spostamento di ministeri sono tutte balle, anche perché sarebbe stato lo stesso Berlusconi, oltre che ai ministri appartenenti al suo partito a dargli rassicurazioni in questo senso. Inoltre, Alemanno ricorda che Roma è capitale secondo la Costituzione e quindi i ministeri e le agenzie nazionali che vi hanno sede non si possono spostare.

Umberto Bossi e Gianni Alemanno già in autunno furono protagonisti di una piccola polemica quando il leader leghista disse che Spqr, famosa sigla di epoca imperiale, stava per “sono porci questi romani”, scatenando la reazione del sindaco della Capitale. I due fecero poi pace a ottobre con quello che passò alla storia come il “patto della pajata”, pranzando insieme in piazza a Roma.



Ma oltre a Bossi e ad Alemanno, il dibattito sta di fatto creando divisioni tra Lega Nord e Pdl. Luca Zaia, governatore del Veneto ed esponente leghista, spiega infatti che i ministeri al Nord sarebbero un vantaggio per tutto il sistema Italia, mentre Roberto Calderoli ritiene che questo trasferimento sgraverà Roma che così potrà tornare a vivere da bella città qual è. Gli esponenti del Popolo della libertà sono invece di diverso avviso: Barbara Saltamartini, vicepresidente dei deputati Pdl, ritiene che sia impensabile portare i ministeri fuori da Roma. Vincenzo Piso, coordinatore del partito nel Lazio, si dice stanco degli annunci della Lega. Gli fanno eco altri esponenti romani del Pdl.

Sull’altra sponda, Udc, Fli, Pd e Italia dei valori evidenziano le contraddizioni tra gli alleati, oltre a bollare come propagandistico l’annuncio ai fini di conquistare voti prima dei ballottaggi di settimana prossima. Antonio Di Pietro, ad esempio, definisce l’idea leghista “una marchetta elettorale”. Nicola Zingaretti, governatore del Lazio ed esponente del Pd, parla di “presa in giro verso i cittadini”. Il deputato Pd Sandro Gozi, di origini cesenate, provocatoriamente, chiede di trasferire il ministero del Turismo in Romagna. Manfredi Palmeri, candidato alla carica di sindaco di Milano per il terzo polo, ironicamente propone di trasferire due ministeri a Milano, ma solo per il weekend del ballottaggio, così da favorire Letizia Moratti.