I dieci punti percentuali (37.5% – 27.5%) con i quali il Partito Popolare ha distanziato il Partito Socialista alle elezioni municipali spagnole, possono essere visti in un’unica ottica: il fallimento e il declino dello zapaterismo. Mai nella storia della democrazia iberica il primo partito aveva distanziato in maniera così significativa il secondo in una tornata di amministrative. Zapatero ha perso perché le sue politiche hanno fallito da ogni punto di vista: la gestione della crisi economica ha portato ad un livello di debito pubblico altissimo, la Spagna è sotto un continuo monitoraggio degli organismi di sorveglianza dei conti pubblici dell’Unione europea. Inoltre il lavoro non c’è più.

Con l’attuale Primo Ministro, che, secondo alcuni dovrebbe avere il coraggio di fare un passo indietro, ha perso anche la sua filosofia. Una filosofia che don Sturzo avrebbe definito «statolatrica». Con Zapatero abbiamo assistito, infatti, al dilatarsi di meccanismi di tutela delle cosiddette «libertà individuali» al fine di mettere i cittadini al riparo da ogni presunta invadenza di potere. Tale concezione politica ha finito per moltiplicare le leggi, le norme e le direttive. Nel pensiero neo-repubblicano espresso da Zapatero qualcuno ha visti riassunti i «caratteri decisivi del tempo che viviamo: la paura e l’indifferenza».

La nuova filosofia è stata ufficializzata nel 37esimo congresso del Psoe, nell’estate del 2008, quando Zapatero ha dichiarato: «Questo congresso è dunque un’occasione per aumentare i diritti». Le leggi sull’aborto, quelle sui matrimoni e sulle adozioni per le coppie omosessuali, quelle contro la libertà religiosa (dalla rimozione dei crocifissi alla legge della Memoria storica) e contro la libertà di educazione sono state una catastrofica conseguenza della riduzione dell’Io ad un vero e proprio supermercato. E’ un danno enorme per la società, anestetizzata da un modo di governare che ha completamente imbavagliato la creatività di ogni singolo cittadino.

La reazione del popolo spagnolo ad un modello che in Italia può essere paragonato al “vendolismo”, deve appunto farci riflettere molto in vista dei ballottaggi del prossimo fine settimana. Non possono essere Vendola e il frontismo di sinistra il modello amministrativo in Italia. Soprattutto a Milano, questo pericolo è dietro l’angolo. Si guardi con attenzione a ciò che è accaduto in Spagna, dove negli ultimi giorni centinaia di migliaia di cittadini, manifestano la totale perdita di speranza portata da uno stato asfissiante e onnipresente, che ha fatto di tutto per appropriarsi dei desideri del popolo.

E’ bene che Milano e le altre città rileggano le pagine buie dell’epopea zapaterista, per non correre il pericolo di vedere la nostra società cadere in una pericolosa deriva “vendolatrica”. Non possiamo permettere che venga abbattuto quello che abbiamo costruito grazie un’impostazione sussidiaria del rapporto tra le istituzioni e il cittadino. Quelle certezze che fortunatamente permeano le nostre società chiedono di rimanere tali. Chiedono di non lasciare spazio alla confusione sulla concezione della famiglia, sulla concezione della persona, sulla concezione dei diritti o meglio sull’ideologia dei diritti, che ha già danneggiato in maniera consistente la società spagnola, e quindi quella europea.