Pare che, anche questa volta, il governo terrà. Nei giorni successivi al vertice tra Berlusconi e Sarkozy, tutto sembrava dovesse andare per il peggio. I leghisti non avevano digerito il fatto che l’esecutivo desse la propria disponibilità ad utilizzare i Tornado italiani nei raid aerei in Libia. Il Carroccio si era da sempre schierato contro l’intervento militare e un coinvolgimento del genere è stato considerato dai vertici di via Bellerio inaccettabile. Tanto più che sono stati avvisati a cose fatte. La Lega, quindi, non ha lesinato dure critiche a Berlusconi e all’esecutivo, accusandoli di aver “calato le brache” di fronte agli interessi francesi. Una posizione che, secondo molti, avrebbe preluso alla rottura. Non a caso, infatti, lo stato maggiore del Carroccio ha chiesto un voto in Aula. Voto che, dopo l’accordo sulla mozione leghista trovato in queste ore, non dovrebbe comportare tragedie. I capigruppo del Pdl, guidati da Gianni Letta, in presenza dei ministri La Russa e Frattini, avrebbero trovato una convergenza, recependo le istanze leghiste e modificandole in alcuni punti. E’ stata trovata la quadra, in particolare, sul punto più controverso: il partito di Bossi chiedeva un termine entro il quale ritirarsi dal Paese. Il termine è stato accolto, ma non é stata precisata una data precisa: l’Italia, di concerto con gli altri Paesi della Coalizione, si ritirerà solo quando la popolazione libica non sarà più a rischio di vessazioni da parte di Gheddafi. La nuova formulazione  impegna il governo «in accordo con le organizzazioni internazionali e i Paesi alleati, a fissare un termine temporale certo da comunicare al Parlamento entro il quale concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico». Dalla Nato, in realtà, fanno capire che si tratta di un contentino concesso alla Lega. Le operazioni  «dureranno fino a quando le forze di Gheddafi non smetteranno di attaccare la popolazione civile libica», ha commentato l’ammiraglio Rinaldo Veri, responsabile delle attività navali di “Unified protector”, sottolineando che sapere quando ciò avverrà non è possibile. 



Il documento, inoltre, esclude un inasprimento della pressione fiscale per sostenere la missione, mentre è probabile un alleggerimento di altre nostre missioni internazionali, ad esempio in Kosovo e in Afghanistan. Rimane la richiesta perentoria di non partecipare ad azioni di terra, cosa, peraltro, già esclusa dalla mozione dell’Onu. «Sulla Libia c’è l’accordo che salvaguarda i punti della nostra mozione apportando alcune aggiunte e una razionalizzazione della missione nel rispetto degli accordi internazionali», è stato il commento del capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni

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